Aspettando te. I desideri scolpiti di Marco Cornini
Usando la terracotta per dare forma a desideri e aspettative, Marco Cornini punta lo sguardo sulla figura femminile. Ritratta in languide pose d’attesa.
Artista del desiderio, essenzialmente, è Marco Cornini (Milano, 1966). Diplomatosi in scultura a Brera, da trent’anni le sue mani modellano quasi esclusivamente figure femminili. In terrecotte colorate con acrilici, di media grandezza. Giovani donne snelle, i capelli lunghi, tutte piuttosto simili tra loro, sempre molto poco vestite, sedute o semisdraiate, isolate nello spazio, in posizione di attesa. Dolcemente (molto dolcemente) ossessivo-compulsivo, il loro autore rivela di non usare modelle o fotografie ma di affidarsi del tutto alla propria fantasia.
Cornini si è imposto tra gli artisti della nuova figurazione fin da inizio carriera, seguito e segnalato volentieri in particolare dai critici nazionali più affezionati all’espressione figurativa, via via Alessandro Riva, il compianto Maurizio Sciaccaluga, Vittorio Sgarbi, Beatrice Buscaroli, Luca Beatrice. E in effetti la sua scultura è sempre, a suo modo, narrativa. Da un lato ha scelto di fare ricorso a una tecnica inattuale, la terracotta, che lo ricollega a un passato sempre più in fuga lontana, dalla compostezza di Arturo Martini su e su fino alla ieratica fissità della plastica etrusca. D’altro canto, non solo per l’uso del colore ma per la scelta – tanto concettuale quanto sentimentale – di soggetti dichiaratamente introspettivi, si confessa moderno almeno quanto Edward Hopper (mentre Luca Beatrice, a ragione, lo ha apparentato al Dino Buzzati di Un amore, il bellissimo romanzo dedicato al perduto innamoramento di un borghese milanese per una lolitesca puttanella, l’indimenticabile Laide).
UN NOVELLO RODIN
Di fatto, le immobili donne di Cornini sono colte regolarmente in momenti di sospesa riflessione, per cui le si percepisce mobili internamente. Lo si capisce dai loro sguardi (“Continuo a sperimentare nuovi materiali e tecniche di colore, uso terre e argille diverse, smalti e invetriature che fanno risaltare occhi e palpebre per catturare lo sguardo di chi le osserva”, dice infatti lui). Sono donne che pensano. Che ricordano. Che immaginano. E, a giudicare dai loro atteggiamenti languidi, che desiderano. Forse stanno tenendo a freno i propri sensi, forse invece stanno per lasciarsi andare, forse addirittura sono già spossate per aver dato uno sfogo fugace alla voglia febbrile d’amore. Ma il loro pensiero va sempre nella medesima direzione. I titoli delle opere lo esplicitano sovente con chiarezza: Pensando a te, Forse tra poco arriverai, Aspettando te, È stato bello vederti, Resta con me, Perché, tesoro mio?…
Sensuale, novello Rodin (mutatis mutandis!), Cornini impasta la materia col proprio desiderio. E, con una certa acrobazia concettuale forse conscia e forse no, attenzione!, si scherma nel rappresentare il desiderio di colei che invece è lui a star desiderando – così insieme impudico e pudico.
‒ Ferruccio Giromini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #39
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