Morto a Biella Omar Ronda, il fondatore della Cracking Art. Fu anche gallerista
L’ideologo del celebre collettivo piemontese che invase la Biennale di Venezia con 500 tartarughe dorate di plastica riciclata era uscito dal gruppo nel 2008. Artista, gallerista e fondatore del Museo Macist di Biella.
“Ieri è mancato anche mio “fratello”: Tino Stefanoni! Combattevamo insieme il cancro e lui è partito prima di me. Ciao caro Tino…”. Sono le ultime parole vergate da Omar Ronda sulla sua pagina Facebook – trasformata negli ultimi tempi in mezzo dove veicolare artisticamente la malattia – prima della sua dipartita avvenuta a 70 anni la notte del 7 dicembre 2017 all’hospice Orsa Maggiore di Biella. Dopo Enrico Castellani e, appunto, Tino Stefanoni, il mondo dell’arte italiana piange la morte di un altro artista. Nato a Portula (Biella) l’11 settembre 1947, Ronda è il fondatore e l’ideologo dal 1993 al 2007 del Gruppo Cracking art con la firma del manifesto detto “di fine millennio”, che ne sancisce la filosofia “basata sullo studio e le analisi delle origini antropologiche delle materie fossili (petrolio) e l’utilizzo in forma artistica dei suoi derivati plastici (sintesi artificiali)”, come scrive lo stesso artista nella sua biografia.
LA CRACKING ART
Firmatari del documento: Renzo Nucara (1955, Crema), Marco Veronese (1962, Biella), Alex Angi (1965, Cannes), Carlo Rizzetti (1969 Bruxelles), Kicco (1969, Biella) e William Sweetlove (1948, Ostenda) arrivato in un secondo momento. Insieme a loro Ronda realizza grandi sculture in plastica riciclata (il cracking è il processo che trasforma la sostanza organica in sintetica, quindi il petrolio in plastica) forgiate a forma di animali in via d’estinzione da inserire in vari contesti urbani, per evocare un rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale. Memorabile l’invasione di 500 tartarughe d’oro dei giardini della Biennale di Venezia nel 2001. Poi la rottura col gruppo nel 2008, per proseguire un suo percorso individuale lontano dagli altri componenti che hanno mantenuto nome e attività artistica che continua tuttora: di un mese fa la fine di una mostra di 70 opere di Cracking Art alle Gallerie d’Italia – sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano – per festeggiare i dieci anni in collezione del grande coccodrillo rosso, sempre opera del celebre collettivo di Biella, installato nel giardino del Manzoni. “Ricordo la proposta della prima mostra alla Fondazione Mazzotta, Luca Beatrice e Beppe Chiari come curatori, catalogo Electa, interessante”, racconta ad Artribune l’artista biellese Gigi Piana ricostruendone una figura dai tratti polemici, “ma a me e Luciano Pivotto sembrò troppo artificiale, ognuno di noi faceva già ricerca individuale, tu saresti stato padre-padrone e noi eravamo figli anarchici, ricordo come presi con comprensione la nostra decisione, tanto da chiamarmi a fare il video di quella mostra”.
IL GALLERISTA OMAR RONDA
Ma prima di diventare artista Omar Ronda è soprattutto un gallerista: nel 1967 fonda una galleria d’arte a Biella e con l’aiuto di Gian Enzo Sperone e Lucio Amelio organizza una serie di grandi mostre dei poveristi, Pistoletto, Kounellis, Penone, Zorio, Merz, Boetti, Paolini, Calzolari e più tardi di Paladino, De Maria, Chia. Nel 1973/74 passa un intero anno a New York dove frequenta Basquiat e Keith Haring con il quale si lega in un rapporto di vera amicizia. Qui conosce Leo Castelli ed Ileana Sonnabend e con loro porta in Italia le mostre di Rauschenberg, Warhol, Dine, Wesselmann, Twombly, Lichtenstein, Indiana, Oldenburg, fino ai minimalisti, Sol LeWitt, Carl Andre, Bob Morris ed altri. “Omar è stato soprattutto un grande amico e sostenitore di mio padre, è stato il primo a credere in lui e il primo a esporre le sue opere nella sua galleria. Sarebbe bello che fosse lui a ricordarlo, ma purtroppo anche lui non c’è più”, ricorda per Artribune Andrea Pivotto, figlio dell’artista Luciano Pivotto scomparso quattro anni fa e di cui ora presiede l’omonimo comitato in sua memoria. “Posso dire che è stato sempre un grande gallerista, capace di intuire in anticipo i grandi artisti degli anni ’70 e di essere riuscito ad esporre nomi di grande prestigio in una piccola realtà come Biella”. Gallerista, artista e poi, nel 2015, fondatore a Biella del Macist (Museo d’arte contemporanea internazionale senza tendenze). “Ancora negli ultimi anni ha creato nella sua città un piccolo museo, il Macist, legato al Fondo Tempia, impegnato nella lotta contro i tumori, dotato di opere di grandissimo spessore”, conclude Pivotto. “Come artista è stato capace di imporsi nelle realtà principali, dotato di grande fantasia e inventiva”.
– Claudia Giraud
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