Visioni oblique. Cinque artisti a Venezia
Galleria Alberta Pane, Venezia ‒ fino al 23 dicembre 2017. Ultimi giorni per visitare la collettiva allestita negli spazi inaugurati pochi mesi fa da Alberta Pane a Venezia. Un discorso a più voci, lungo il fil rouge della visione.
Quali traiettorie segue l’occhio di un artista? E su quali piani si muove lo sguardo allenato a tradurre il reale in un linguaggio di matrice visiva? A questi interrogativi prova a dare risposta Les yeux qui louchent, la mostra, a cura di Daniele Capra, progettata per la galleria aperta a Venezia da Alberta Pane lo scorso maggio. Cinque autori, di estrazioni e provenienze diverse, compongono una riflessione organica attorno alle peculiarità dello sguardo d’artista, fatto di movimenti in controluce e di inabissamenti imprevisti, di trasparenze e superfici. La logica dello strato pervade il lavoro di Igor Eškinja, che sovrappone al portato culturale del Louvre le impronte digitali dei suoi visitatori, mentre le tele di Manuela Sedmach danno vita a paesaggi emotivi in scala di grigio, colti da un occhio sensibile alla dimensione interiore. L’idea di attraversamento è alla base dell’opera di Fritz Panzer: fili di metallo scuri definiscono sculture che avviluppano lo sguardo in un gioco di pieni e vuoti destinato a farsi anche disegno. L’intervento di Michele Spanghero agisce su un livello complementare, ricorrendo a un supporto traslucido per dare risalto alle peculiarità delle immagini, rese visibili grazie a un unico piano, etereo e insieme concreto. Chiudono il cerchio i disegni in bianco e nero di João Vilhena: osservatore e osservato incrociano le traiettorie dei propri sguardi sul limitare di una finestra, emblema voyeuristico senza tempo.
‒ Arianna Testino
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