Dalla parete al palcoscenico. Nick Mauss a Milano
Triennale, Torre Velasca, Milano ‒ fino al 14 gennaio 2018. La prima personale dell’artista americano, a cura di Milovan Farronato, si dispone fra interno ed esterno di due diverse sedi, rendendo ogni spazio una dimensione attraversabile. In Triennale, sul lato sinistro dell’atrio d’ingresso, reperti presenti lasciano solamente intuire il dominio teatrale dell’Acquario, al piano terra della Torre Velasca.
Illuminated Window potrebbe auto-definirsi come un intervento unico, suddiviso tra due sedi dissimili e separate, ma Nick Mauss (New York, 1980) e l’istintiva imponderabilità che ne marca il lavoro danno vita a due richiami distinti che attraversano Milano, aprendosi a un dialogo più esteso. Anche in termini estetici, formali.
Sulla parete sinistra, in Triennale, nell’atrio d‘ingresso, Mauss scompone e distribuisce formelle geometriche che non si toccano le une con le altre, ma lanciano richiami sintattici che sembrano ricostruire un disegno. La lettura di paesaggi affastellati lascia intuire quasi completamente il processo di lavorazione dietro ciascuno dei pattern che li rappresenta, grazie alla leggibilità, in superficie, delle varie fasi di cottura degli smalti. Le ceramiche, infatti, sono state realizzate a Faenza, in poco tempo, a qualche settimana dall’inaugurazione.
A distanza di qualche chilometro, l’artista americano, nello spazio completamente vetrato del cosiddetto Acquario, ai piedi della Torre Velasca, inscena lo smarrimento di alcuni lavori, sostenuti da un repertorio ornamentale realizzato dallo stesso Studio BBPR, che progettò la Torre nel secondo Dopoguerra. Inoltre due dipinti rotanti si inseguono vicendevolmente, soggetto e oggetto di una domesticità mancata, impressa attraverso drappi di tessuto appesi, pile di disegni e stampe sospese, non-archiviabili all’interno di un caos orchestrato.
‒ Ginevra Bria
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