Il Papa fra spiritualità e socialità. A Roma
Studio Franchetti Geddes, Roma ‒ fino al 23 febbraio 2018. Una mostra che ha il sapore di un’installazione fra lo scultoreo e l’architettonico, calata nella tradizione antica della statuaria celebrativa romana e papale, con opere in ceramica invetriata ricavate da precedenti stampi in gesso. Un procedimento antico, usato per generare interessanti spunti di riflessione sull’ “istituzione” del Pontefice.
Nel solco di Manzù, Messina, Crocetti, artisti dell’ultima stagione delle grandi committenze vaticane, Giuseppe Ducrot (Roma, 1966) omaggia la ritrattistica papale antica, a sua volta legata all’iconografia imperiale di Roma. Cromaticamente, il bianco si alterna al giallo; diretto richiamo al marmo il primo, il secondo è l’attuale cifra di Ducrot, e che per coincidenza richiama anche i colori della bandiera vaticana. Ma lo scopo, scegliendo un colore così acceso, è quello di spiazzare, di creare un “effetto Warhol” che rimandi all’idea della serialità dell’immagine. Il Papa è un personaggio mediatico, che esce dall’intimità claustrale di questa ipotetica stanza, per scontrarsi, più o meno suo malgrado, con le logiche del governo ecclesiastico cui di fatto è chiamato, ed essere un personaggio mediatico a tutti gli effetti, fotografato ogni domenica in Piazza San Pietro da decine di migliaia di fedeli. Dogma, parola, potere, carità, riassunti in un volto.
‒ Niccolò Lucarelli
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