Street art e labirinti. L’Atlas a Milano
Galleria Wunderkammern, Milano – fino al 21 dicembre 2017. La sede milanese della galleria specializzata in urban art presenta una personale dell’artista francese L’Atlas, esponendo opere su tela dal forte contenuto immaginifico, quanto dalle forme genuinamente – ma solo all’apparenza – astratte. Tortuosi giochi geometrici, con cromie dal nero all’argento, fino al rosso e al bianco, sensibili ai raggi ultravioletti.
La serie intitolata Cryptograms, appositamente pensata per la mostra, si serve di grafismi in linea con la ricerca di L’Atlas, al secolo Jules Dedet Granel (Tolosa, 1978), che nasce come street artist e vanta una storia espositiva dipanatasi fra il Centre Pompidou e il Grand Palais, il Palais de Tokyo e la Fondation Cartier. Numerosi anche i progetti site specific per privati, del calibro di maison di moda come Guerlain, e spazi pubblici, ripensando in grande e in piccolo contesti urbani di diversi luoghi: da Beirut a Parigi, da Roma e Dakar, da New York a Yogyakarta.
Il tag dell’artista, dagli Anni Novanta a oggi, diventa oggetto di una sapiente ricerca che inscrive influssi d’arte optical e cinetica, pur restando fedele, soprattutto attraverso il medium, al graffitismo. Diverse opere, come tutte quelle esposte a Milano, sono eseguite con lo spray: il gesto meditato del pittore incontra, qui, il gesto a sangue freddo del writer, divenuto calligrafo: l’artista ha infatti studiato calligrafia cinese, araba e ebraica, creando dei propri font, replicati e sviluppati in modo inedito in ogni sua serie.
Dal geometrismo arcaico greco ai dedali in bosso tardorinascimentali, fino ai più recenti labirinti di Mark Wallinger per la metro di Londra, potremmo cercare l’uscita nelle opere di L’Atlas, oltre a decifrarne i segni, seguendo un motto: quello dei Gonzaga, riprodotto a Mantova sugli affreschi di Palazzo Ducale. Proprio all’interno di un labirinto: “forse che sì, forse che no”. L’ibridismo delle opere dell’artista francese, come il mistero di palazzi mantovani o cretesi, è la caratteristica che ci spinge a immaginare nuove uscite, oltre a quelle che già conosciamo.
– Elio Ticca
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