documenta 14, intellettuali tedeschi accusano i politici di voler commercializzare la kermesse
Piovono ancora polemiche sulla rassegna artistica di Kassel che lo scorso anno ha sperimentato la “trasferta” ad Atene e sforato il budget di 7milioni di euro. Dopo le dimissioni del CEO di documenta, arriva una lettera aperta degli intellettuali tedeschi che accusa il board della kermesse di voler “commercializzare” la manifestazione
Sembra non sia destinata a placarsi la tempesta che ormai da mesi imperversa su documenta, la rassegna quinquennale d’arte contemporanea di cui lo scorso anno si è svolta la 14esma edizione tra le città di Kassel e Atene. E sarebbe stata proprio l’idea di esportare la kermesse artistica oltre i confini tedeschi il motivo non solo delle critiche sollevate in merito alle scelte curatoriali prese dal direttore artistico della manifestazione Adam Szymczyk, ma anche – e a quanto pare, “soprattutto” – del buco di 7 milioni di euro con cui documenta ha chiuso l’ultima edizione. Al primo posto dei presunti responsabili dello sforamento di budget si trova proprio Szymczyk, “colpevole” di aver presentato un progetto troppo esoso, ma il curatore, come vi abbiamo raccontato, ha risposto alle accuse sottolineando come a queste critiche siano in realtà sottese ragioni di natura politica. Pochi giorno dopo la replica di Szymczyk – sarà stato un caso? – è giunta la notizia delle dimissioni di Annette Kulenkampff, CEO di documenta, più volte accusata di non aver “fatto bene i conti” e di non essere stata in grado di gestire le pretenziose scelte curatoriali di Szymczyk. Le dimissioni di Kulenkampff non hanno lasciato indifferente il mondo intellettuale tedesco, che ha visto in questa ulteriore puntata della “querelle documenta” una mossa da parte dei politici per denaturalizzare la kermesse e renderla più commerciale, privandola così della sua autonomia artistica. Riflessioni e timori che critici, curatori e docenti hanno messo nero su bianco in una lettera aperta rivolta al Consiglio di Amministrazione di documenta.
IL DEFICIT COME OCCASIONE PER “RISTRUTTURARE” DOCUMENTA?
“Con questa lettera desideriamo esprimere la nostra preoccupazione per il fatto che le recenti considerazioni e decisioni prese dal consiglio di vigilanza di documenta abbiano notevolmente danneggiato una delle istituzioni culturali tedesche più attive e influenti a livello internazionale e quindi anche l’immagine della Germania all’estero”, si legge nella lettera aperta che il mondo intellettuale tedesco ha rivolto al CdA di documenta. “I politici locali e statali, che formano i ranghi del consiglio di vigilanza e sono gli azionisti di documenta gGmbH (l’associazione sostenuta dalla città di Kassel e dall’Assia a cui fa capo documenta, ndr), hanno assunto un deficit finanziario che essi stessi hanno attuato come motivo per discutere apertamente della ristrutturazione di documenta in direzione di un pura commercializzazione del marchio documenta”. Gli intellettuali tedeschi si ritroverebbero quindi d’accordo con quanto affermato da Adam Szymczyk, che solo pochi mesi fa accusava il board di documenta di aver “fabbricato” le polemiche con lo scopo di “limitare l’autonomia delle future documenta attraverso ‘aggiustamenti’ gestionali”.
RISCHI, COLPE, RESPONSABILITÀ
Ma il fatto che ha destato maggiore preoccupazione all’interno del mondo culturale tedesco è stato lo scioglimento del contratto del CEO di documenta Annette Kulenkampff, che sarebbe stata una sorta di capro espiatorio su cui sono cadute colpe e responsabilità che invece riguardavano l’intero board. Ma come dice la lettera, le ragioni delle dimissioni di Kulenkampff vanno ricercate nelle intenzioni del consiglio di vigilanza di voler ristrutturare documenta e la sua organizzazione e abrogare il suo stato “non profit”. “L’idea di incolpare Annette Kulenkampff e la seconda sede ad Atene per il deficit di documenta 14 è palesemente falsa. Tutte le parti coinvolte erano consapevoli del fatto che la scelta di un secondo sito avrebbe potuto comportare costi aggiuntivi. Il rischio di costo è stato comunicato tempestivamente. Nessun altro motivo per le veementi interferenze dei politici locali e regionali può essere identificato rispetto al tentativo di impossessarsi di una struttura indipendente e, nel processo, di liberarsi innanzitutto della persona stessa, Annette Kulenkampff, che aveva cercato di garantire, in un modo particolarmente scomodo, l’autonomia artistica e accademica di documenta”. Prospettiva per niente rassicurante secondo i firmatari della lettera, che concludono le loro riflessioni con indicazioni ben precise: “il consiglio di vigilanza deve essere ampliato da un comitato consultivo di esperti internazionali che, in stretta collaborazione con documenta gGmbH, svilupperà una lista vincolante e lungimirante di principi per documenta; lo status giuridico di una società senza scopo di lucro deve essere mantenuto; il consiglio di vigilanza deve offrire ad Annette Kulenkampff un posto a tempo indeterminato dal momento che ha dato a documenta un orientamento così promettente”.
– Desirée Maida
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