Mercenari di ieri e di oggi. Leon Golub a Milano

Fondazione Prada, Milano – fino al 15 gennaio 2018. La militanza artistica si fa critica acerba ai genocidi e ai massacri. Ma l’opera di Leon Golub è molto di più: affonda nella relazione estremamente contemporanea e difficile tra uomo, lavoro e denaro.

All’interno del programma di ricerca sull’arte di Chicago nel secondo dopoguerra, Fondazione Prada presenta un approfondimento su Leon Golub (Chicago, 1922 – New York, 2004), curato da Germano Celant.
I 22 acrilici su tela, realizzati tra la fine degli Anni Sessanta e Ottanta, sono rudi. La terza dimensione è per lo più assente. A essere spiattellato in piani americani cinematografici è il fatto nudo e crudo. Crudezza che coinvolge, nella serie Mercenaries e nei suoi riferimenti alla guerra in Vietnam.

MERCENARI E SALARIATI

I personaggi guardano verso il pubblico come fosse un collega che esegue un reportage fotografico. Sorridono crudelmente in segno di alleanza, ricordando le espressioni tipiche di Tex, il fumetto del 1948 ideato da Giovanni Luigi Bonelli e dal disegnatore Aurelio Galleppini. E proprio come Tex Willer capovolge il luogo comune del nativo americano, non più designato come macchietta ma come individuo affine agli altri, anche Golub tenta di ribaltare l’immagine dell’uomo spietato diverso da noi, il soldato crudele, in uomo mercenario simile a noi, il lavoratore salariato. Certamente l’alleanza ambita dai personaggi non può che provocare rigetto in chi guarda per il vecchio callo della guerra e della memoria storica. D’altra parte, in questo moto di avversione si inseriscono questioni ideologiche, politiche e morali sul fine e sui mezzi adottati dall’uomo rispetto alle dinamiche di potere e al lavoro salariato.

Leon Golub. Exhibition view at Fondazione Prada, Milano 2017

Leon Golub. Exhibition view at Fondazione Prada, Milano 2017

VITTORIA E MORTE

Le 58 fotografie, stampate sulle trasparenze negli Anni Novanta, affermano ancor più la dimestichezza che il pubblico ha con il dominio, attraverso scene di vittoria e morte. Allo stesso tempo questi scatti palesano l’identificazione di chi guarda con uomini che vivono, fumano sigarette in compagnia e si mettono in posa davanti a macchine fotografiche, questa volta vere. Un lavoro. Uomini regolarmente salariati. Mercenari, senz’altro interesse che quello del guadagno. Vite prostituite al massacro e regolarmente documentate. Ecco il contemporaneo in Golub. Attraverso una nuova rivoluzione copernicana, pone al centro non le atrocità della guerra, ma la relazione tra uomo, lavoro e denaro, sviscerandone il carattere politico e sociale.

‒ Carolina Mancini

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Carolina Mancini

Carolina Mancini

Carolina Mancini ha 22 anni e vive a Milano. Fa fatica a definirsi. Si è laureata in Letteratura Musica e Spettacolo a La Sapienza di Roma con una tesi in teoria e critica della letteratura, scrivendo una tesi su Tommaso…

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