Tandem. Sonia Andresano e Francesco Romanelli ad Ancona
Mole Vanvitelliana, Ancona ‒ fino al 18 febbraio 2018. Sonia Andresano e Francesco Romanelli sono i due vincitori di Apulia Land Art Festival 2017. La doppia personale alla Mole di Ancona ne allarga le prospettive territoriali e sensoriali.
Lungo il mare Adriatico che unisce corrono le coincidenze che mettono in comunicazione l’Apulia Land Art Festival con il Museo Omero: stesso architetto – Luigi Vanvitelli ‒ per la Mole di Ancona, ex Lazzaretto che accoglie il Museo Tattile Statale e le Saline di Margherita di Savoia che lo scorso settembre hanno ospitato il festival; ma anche stesso gioco di forze, duplici, come nel Tandem che dà il titolo alla mostra.
“Un mezzo iconico per questo museo” ‒ dice il curatore (insieme a Giuseppe Capparelli) Giosuè Prezioso ‒ “dove mi piace pensare che ci sia qualcuno che conduce e qualcuno che traina”. Così come è per l’arte, in cui gli artisti lavorano in tandem con i curatori, ma anche con un luogo; e nella relazione tra artisti e pubblico, in cui i visitatori sono chiamati ad attivare le opere; o tra i due artisti vincitori, che testimoniano due aspetti di esprimersi diversi.
Se l’intenzione del festival è quella di portare l’arte ovunque e favorire lo scambio tra artisti pugliesi anche fuori dalla regione, il tandem con il Museo Omero ne aiuta la disseminazione culturale, mettendo l’arte alla portata di tutti, rendendola accessibile anche ai non vedenti attraverso il tatto, o creando nuove modalità di fruizione toccando le opere.
GLI ARTISTI
La duplicazione in Francesco Romanelli (Lecce, 1987) diventa un leitmotiv linguistico che, attraverso le tecniche estetiche e mentali della pubblicità, sensibilizza il visitatore verso la propria plasmabilità. In Sonia Andresano (Salerno, 1983; vive a Roma), invece, è l’attenzione verso l’altro a prevalere: il dialogo con il territorio, con la memoria, con la storia e la società di un luogo diventa in modo naturale comunicazione e relazione tra generazioni e spazi diversi.
Romanelli, giocando con la duplicazione dei termini per titolare le proprie opere, celebra in modo concettuale lo svuotamento semantico delle parole e degli oggetti, avvicinandoli alle formule magiche degli slogan pubblicitari e svelandone, attraverso la banalità, la loro capacità coercitiva.
Andresano mette in atto tecniche e capacità femminili di manualità e dialogo, andando a scavare nella propria storia personale e nella memoria collettiva e mettendole in relazione con i temi più attuali che ci legano al mare. Cucire insieme il proprio corredo con quello della città di Ancona e lasciare a galla i cuscini memori dei nostri sogni diventa un tutt’uno con il legare le speranze degli antichi operai delle saline a quelle di chi guarda al mare come unica strada per il proprio futuro.
‒ Annalisa Filonzi
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