Sole invisibile. I disegni di Vanni Cuoghi a Milano
Studio Museo Francesco Messina, Milano ‒ fino al 21 gennaio 2018. I disegni di Vanni Cuoghi innescano un dialogo con le sculture di Francesco Messina nell’ex chiesa oggi museo che porta il suo nome. Generando un confronto tra dimensione arcaica e suggestioni pop.
Una chiesa? No, un’ex chiesa diventata museo. Ma museo dedicato a un solo artista, lo scultore siciliano Francesco Messina che qui, a Milano, al Carrobbio, pose la sua residenza e il suo studio negli Anni Settanta, dopo che i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale avevano inflitto profonde ferite alla struttura dell’edificio religioso di San Sisto privandolo dell’abside e danneggiandolo in alcune altre sue parti. Oggi il volo di corvi, che Vanni Cuoghi (Genova, 1968) ha inscenato in questo luogo, sembra rievocare i momenti drammatici del passato, ma con la lievità che è connaturata al suo temperamento incline al sogno. La mostra, intitolata The Invisible Sun. La terza dimensione del disegno, presenta infatti, disseminate negli spazi architettonici de Civico Studio Museo Francesco Messina, decine di grandi carte dell’artista genovese. Su di esse appaiono disegnati e dipinti a china i neri uccelli ‒ secondo la tradizione portatori di misteriosi presagi ‒con realismo ma anche con grazia decorativa. “Un omaggio all’arte del disegno, la meno conclamata eppure la più incisiva nella traduzione dell’idea dal concepimento alla sua estrinsecazione”, spiega Cuoghi.
UN CANTASTORIE DEL TERZO MILLENNIO
È dal mondo del fumetto, dall’iconografia folk, dalla tradizione dell’illustrazione ottocentesca e novecentesca che l’artista trae spunti ironici e colti per la realizzazione non solo delle sue opere bidimensionali, ma anche delle sue maquette, costruite tridimensionalmente come piccoli diorami per raccontare storie ricche di incanti. Un cantastorie del Terzo Millennio? Certo, ma con le qualità del moderno pittore. La narrazione si sviluppa soprattutto nei “teatrini”, esposti per l’occasione nel seminterrato della ex chiesa, riprendendo temi cari alla cronaca popolare: delitti, storie ebraiche e di ispirazione orientale, “danze” metaforiche e reali, rappresentazioni talvolta di suggestione presepiale (presenti nel suo immaginario i settecenteschi “cartelami” conservati nelle chiese del capoluogo ligure), corredati però di inserti che riconducono all’hic et nunc, come, per esempio, le cartoline postali con vedute milanesi d’antan, che fanno da sfondo alle scenette intagliate nella carta con tecnica pop-up.
UNA RINASCITA FIGURATIVA
Ai diorami del piano sottostante e ai corvi che “svolazzano” nella navata unica della chiesa fanno da contraltare le sculture di Messina, a ricordare il senso di questo spazio museale che, grazie al direttore Maria Fratelli, si è aperto ai confronti metalinguistici. Teste e figure di fanciulli, uomini e donne, realizzati negli Anni Sessanta e Settanta dal maestro siciliano dialogano dunque con le carte di Cuoghi, come affermazione di una tradizione plastica che parrebbe appartenere al passato, ma che in questo contesto espositivo si illumina di una straordinaria attualità, mediando accenti arcaici e stilemi pop, in una sorta di rinascita figurativa.
‒ Alessandra Quattordio
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati