Provocazioni ad arte. La mostra milanese di Gavin Turk
Mimmo Scognamiglio Arte Contemporanea, Milano ‒ fino al 10 febbraio 2018. Gavin Turk recupera il valore dell'opera d'arte. A Milano il grande artista inglese si confronta con i giganti del Novecento.
Gavin Turk (Guildford, 1967) rispolvera i punti cardine dell’arte moderna restituendo, attraverso una sua reinterpretazione, opere che, come innesti perfetti, giocano a specchiarsi con gli originali. L’apertura è un dolce tributo all’amico Damien Hirst e alla sua speculazione intorno ai farmaci, oltre a uno splendido esercizio calligrafico sulle giustificazioni testuali di Robert Indiana, massima sintesi dell’intero concept espositivo.
Turk riscrive provocatoriamente la sua History of Art riconcettualizzando artisti come Albers, Beuys, Boetti, Cesar, Duchamp, Dalí, Fontana, Judd, Klein, Magritte e Pollock. Non compie un esercizio di stile né permette una semplice appropriazione di codici altrui; la personale è provocatoriamente un saggio sulla paternità di opere iconiche e sul valore economico della produzione artistica. Un’imitazione falsata che magicamente conferisce preziosità a oggetti d’uso, spesso dismessi o stravolti da giganti della storia dell’arte novecentesca.
Il mattatore è solo e unicamente Turk, che concretizza una tela estroflessa di Enrico Castellani dipingendo di bianco un portauova. La puntualità del messaggio è sconcertante, così come la chiarezza d’intenti: un viaggio di decostruzione storica pieno e consapevole attraverso ciò che l’occhio assuefatto ormai non coglie. History of Art è la visione nitida di un artista volontariamente indisponente, che apre voragini sul tema dell’autenticità e dell’identità.
‒ Davide Merlo
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