L’iconografia liquida di Katinka Bock e Batia Suter. A Roma
Colli Independent Art Gallery, Roma ‒ fino al 17 marzo 2018, La mostra “Flava ‒ Solo annacquato”, attraverso le opere delle due artiste nordeuropee, suggerisce spunti di riflessione sull’interdipendenza tra il Tevere e la città di Roma.
L’acqua è il fulcro dell’esposizione, nella sua essenza fisica e simbolica; fonte di catene infinite di rimandi lungo la storia del pensiero. Katinka Bock (Francoforte, 1976) e Batia Suter (Bülach, 1967) scelgono Roma quale luogo ideale, incarnazione e frutto dell’elemento che indagano. L’intenzione si percepisce, ma resta sospesa: sfugge il legame, anche storico e morfologico, tra Roma e l’acqua, la “città sul fiume”. L’archivio fotografico/enciclopedico di Suter, dove si aprono squarci nel sottosuolo, spiato dagli scoli dei nasoni, dai pori del travertino, alternati alle vedute di Giovanni Battista Piranesi o a immagini di protozoi, rimanda all’acqua come vita, metafora del tempo, di stratificazione e trasformazione.
Il piano interrato della galleria è parte integrante dell’esposizione, consentendo di scendere nel substrato e sentire l’acqua nella sua fisicità, tramite l’installazione di Bock: una tubatura da cui cola un rigagnolo, quasi perdita spontanea, che confluisce in un foro sul pavimento; con l’intento di rinviare a un altrove, posto a un livello più profondo della materia, e di rendere tangibile la trasformazione provocata dal fluire dell’acqua.
‒ Fabio Massimo Pellicano
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