La poetica di Renato Ranaldi al Camusac di Cassino per la mostra Clinamen. Le immagini
A metà tra una mostra, un’antologica e una retrospettiva è “Clinamen” - fino al 9 luglio al Camusac - Museo d’arte Contemporanea di Cassino - dedicata a Renato Ranaldi a cura di Bruno Corà.
Clinamen è un termine usato per identificare la deviazione spontanea degli atomi nel tempo e nello spazio per dar loro la possibilità di incontrarsi, scontrarsi dando vita a infiniti mondi. Partendo da questo concetto così etereo, concepito dalla filosofia epicurea e perfezionato da Lucrezio, nasce al Camusac – Museo d’arte Contemporanea di Cassino una grande mostra antologica dedicata a Renato Ranaldi (1941, Firenze) a cura di Bruno Corà. La stessa prassi descritta nel Clinamen viene ripetuta nel lavoro dell’artista dando vita a lavori unici creati nel passato e che popolano le sale del museo. Tra queste Bilico celeste (1988), presentato alla Biennale di Venezia del 1988, Tetrabalulo (1989), Ikona (1996), Bilico d’i’ ciucho e la berva (2003), Nudo sdraiato (2005) e la La joie de mourir (2007). In mostra non solo progetti storici, ma anche un’opera site specific pensata proprio per il museo di Cassino. A documentare il tutto c’è, inoltre, un catalogo edito da Gangemi Editore che raccoglie le opere in mostra e include sia un testo inedito di Ranaldi che un saggio critico di Corà che così ne descrive il lavoro: “…di fatto uno tra gli artisti più radicali e sconcertanti apparsi sulla scena artistica italiana ed europea a partire dagli anni Sessanta del XX Secolo e tuttora attivo, refrattario a ogni identificazione critica che intenda coniugare la sua opera con tendenze e movimenti venutisi a manifestare negli ultimi sessant’anni…”. Le immagini della mostra.
– Valentina Poli
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