Flash Art si è laureato
Cristiano Seganfreddo ripercorre la storia di “Flash Art”, a poco più di un mese di distanza dal conferimento della laurea ad honorem al suo fondatore, Giancarlo Politi.
![Flash Art si è laureato](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2018/02/ultimo-numero-con-ristampa-prima-copertina-N°-335-2017.png)
Un Flash. Senza mediazione. Non mediato quanto immediato. Che acceca. Ovvero fa il suo. Come quello che rappresenta. Fino a infastidire. Uscì dalle rotative dei Salesiani, perché i meno cari, nella lontana quanto bellissima Macerata: così Flash Art. Cinquant’anni fa. Giancarlo Politi, che insegnava non distante, nato a Trevi, poeta, con la liquidazione fece nascere un baluardo della contemporaneità, prima del ’68. Faceva tutto lui. Viaggiava, scriveva, impaginava, distribuiva. Scaricava con il furgoncino migliaia di riviste a Kassel o stampava mille biglietti falsi della Biennale. Con indomiti editoriali come “Dico No alla Biennale” e le sue lettere al direttore, ha creato uno stile. Il suo. In un’Italia del boom economico ma ancora alle prese con i suoi, mai passati, moralismi e Caroselli, intellettuali, Pasolini e Rumoriani. Lui che era stato alla metà degli Anni Cinquanta un vincitore di Lascia o raddoppia?, materia poesia, nello stesso anno di John Cage, esperto di funghi che pure suonò una vasca vuota davanti a Mike.
![Giancarlo Politi ph. Piotr Niepsuj](http://www.artribune.com/wp-content/uploads/2018/02/GinacarloPoliti-photoPiotrNiepsuj.jpg)
Giancarlo Politi ph. Piotr Niepsuj
COSCIENZA APERTA
Un’Italia epica, a parole, e ancora contadina, nei fatti, Flash Art, come un foglio quasi carbonaro, divenne una coscienza aperta e porosa delle avanguardie, portando e generando movimenti, discussioni, azioni, polemiche. Energia e attenzione. Diventando l’unico organo di informazione sul contemporaneo in Italia. Il resto è storia. I primi Celant o Bonito Oliva, Kounellis o Koons, Cattelan o Gioni sono la maturazione di un’idea testarda e mai doma. Di una straordinaria capacità progettuale che ha trovato poi in Helena Kontova, compagna per una vita, l’apertura internazionale. Chi si occupa di contemporaneo – critico, artista, giornalista, curatore, editore, direttore – si è formato su quelle colonne che avevano il logo disegnato in Helvetica da Getulio Alviani, un gigante da poco scomparso. L’Accademia di Macerata ha recentemente conferito la laurea ad honorem a Giancarlo Politi, istituzione non istituzionale, situazionista fantasista.
‒ Cristiano Seganfreddo
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #42
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