Nei panni di Maria Callas. La nuova performance di Marina Abramović invade l’opera lirica
Dopo non poche rinunce e ripensamenti, sembra che nel 2020 troverà finalmente la luce Seven Deaths, il progetto di Marina Abramović ispirato a Maria Callas e alle eroine dell’opera lirica interpretate dalla soprano. Chissà se stavolta andrà in porto…
Tra il dire e il fare (spesso) c’è di mezzo il mare. Di ambiziose idee e progetti irrealizzabili ne sa qualcosa persino Marina Abramović (Belgrado, 1946), recentemente “costretta” a rinunciare alla costruzione a New York di una sede fisica del MAI – Marina Abramović Institute, l’organizzazione fondata dall’artista serba per promuovere le arti performative. Il motivo? I costi eccessivi di realizzazione del progetto affidato all’archistar Rem Koolhaas, ammontante a oltre 30 milioni di dollari. Tornando indietro nel tempo, per l’esattezza nel 2015, le solite e spinose ragioni pecuniarie, a quanto pare, avrebbero portato la celebre artista a rimandare la realizzazione di Seven Deaths, progetto performativo e cinematografico ispirato a Maria Callas e alle eroine dell’opera lirica che avrebbe dovuto coinvolgere, tra gli altri, registi del calibro di Roman Polanski e Alejandro Gonzalez Iñarritu. Ma dopo anni, con i dovuti tagli e rivisitazioni, il progetto finalmente troverà la luce: è previsto infatti per il 2020 a Monaco il debutto di Seven Deaths, trasformato dalla Abramović in un’opera che dirigerà lei stessa.
DAL PROGETTO INIZIALE…
L’idea di Seven Deaths inizia a maturare in Marina Abramović alla fine degli anni Settanta, per poi trovare – almeno in apparenza – una prospettiva di realizzazione alla fine del 2014: un grande progetto performativo e cinematografico ispirato al soprano Maria Callas, idolo della Abramović, e a sette eroine dell’opera lirica accomunate dall’essere morte tragicamente e per amore. Tosca, Madama Butterfly e Carmen sono alcune delle donne incarnate dalla Callas e di cui la performer serba avrebbe reinterpretato le morti, dirette da sette registi diversi – tra cui Roman Polanski, Alejandro González Iñárritu, Marco Brambilla, Giada Colagrande e Yorgos Lanthimos –, dando così vita a un lungometraggio composto da sette differenti episodi. “Rappresenterò sette morti operistiche. Morirò sette volte”, commentava Marina Abramović. “Lavorerò con un regista diverso, uno per ogni scena. Ogni creatore marcherà la scena e la mia performance, con la sua visione unica”. Ma a partire da defezioni illustri come quelle di Polanski e Iñarritu fino agli usuali problemi di budget, il progetto tanto perseguito dalla performer serba, nel 2015, non riuscì a trovare realizzazione.
…ALLA SOLUZIONE “ALTERNATIVA”
Archiviata definitivamente l’idea ambiziosa (e a quanto pare irrealizzabile) del film, la Abramović stavolta sembra aver trovato la soluzione per compiere il suo progetto. Risale a pochi giorni fa la notizia che nel 2020, presso l’Opera House di Monaco, la performer debutterà con l’opera Seven Deaths, rivisitazione teatrale del precedente progetto cinematografico di cui sarà interprete e regista. La sceneggiatura del film mai realizzato, opera dello scrittore norvegese Petter Skavlan, verrà riadattata per l’opera teatrale, mentre i costumi di scena saranno disegnati dallo stilista italiano Riccardo Tisci, già direttore artistico della maison Gyvenchy e da pochi giorni alla guida di Burberry. Durante la rappresentazione dell’opera, le performance della Abramović saranno filmate e proiettate come parte della messa in scena. “Ho pensato a lungo a questa idea romantica di morire per amore a lungo”, ha dichiarato l’artista, aggiungendo che proprio la Callas “è morta di crepacuore”. Dopo il debutto di Monaco, probabilmente l’opera andrà in tour anche a Londra, presso il Covent Garden.
– Desirée Maida
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