Il paesaggio “estremo” di Celia Hempton. A Roma
Galleria Lorcan O’Neill, Roma ‒ fino al 31 marzo 2018. Dalla natura vulcanica alle nudità umane, passando per le riproduzioni di immagini video, tre serie di lavori molto diversi fra loro, ma accomunati dalla virulenza dell’espressione pittorica, e con il paesaggio come costante richiamo.
Il tratto ampio e pastoso, in equilibrio fra Espressionismo e Astrattismo, è la cifra della giovane Celia Hempton (Stroud, 1981), che ha nel paesaggio il centro della sua poetica, declinato secondo tre differenti ottiche. La serie Stromboli 900 metres riprende il paesaggio naturale, scelto in un ambiente aspro come l’isola vulcanica, dove cenere e lapilli macchiano la terra e la tela, a sancire un rapporto autentico e viscerale; la serie Surveilllance paintings, riproduzioni di immagini di videocamere di sorveglianza, racchiude lo spazio infinito della rete, con l’imprevedibilità delle performance occasionalmente registrate.
Infine, gli organi genitali maschili e femminili vengono reinterpretati alla stregua di paesaggi vulcanici e spaccature della crosta terrestre. E il titolo Breach (“breccia”, in inglese) rimanda all’idea di apertura, sia fisica, come nel corpo o nella crosta terrestre, sia metaforica, intesa come la dilatazione dello spazio resa possibile dalla rete.
‒ Niccolò Lucarelli
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