Selve e contemplazione. Ellie Davies a Milano
Galleria Patricia Armocida, Milano ‒ fino al 15 aprile 2018. La galleria milanese ospita per la prima volta gli immaginari silvani di Ellie Davies, al centro di una mostra imperdibile.
Quattordici fotografie di medio e grande formato, tre diverse serie cardine della sua produzione, un unico comune denominatore, sintesi e principio primo del percorso espositivo.
Ellie Davies (Londra, 1976) si presenta così negli spazi di Patricia Armocida, tra i navigli milanesi. File di alberi, grandi fronde, fogliami rigogliosi si aprono, di fronte al visitatore, come sipari di un teatro, sospeso tra l’astrazione intrinseca del luogo e la concretezza della vita reale. La foresta come distacco dalla dimensione urbana, la foresta come rifugio, la foresta come unica occasione di vera contemplazione. Una dimensione onirica per esplorare l’io interiore in estrema solitudine, senza inquinamenti emotivi né visivi di altro genere.
SENSAZIONI CONTRASTANTI
I fitti ambienti boschivi inglesi diventano quinte sceniche per le opere di Davies e custodi assoluti del suo processo creativo. Storicamente associate a una dimensione misteriosa e indefinita, luoghi leggendari e magici, simbolo di cultura popolare, le foreste esprimono un’energia primordiale che l’artista tenta in tutti i modi di concretizzare. In Between the trees (2014) materializza le vibrazioni e l’invisibile flusso sprigionato dalle zone boschive attraverso la generazione di nubi artificiali che si intersecano perfettamente con il paesaggio naturale. Artifici labili creano così, a seconda dei toni e della luce, composizioni più o meno neutre, trasmettendo sensazioni contrastanti, espresse sulla base dello stato d’animo con il quale ci poniamo davanti all’opera. L’indefinito e lo stato latente delle fotografie di Davies ritornano protagonisti nella serie Stars (2014 – 2015) nella quale l’artista compie un esercizio di composizione a livelli che si concretizza in vibrazioni a livello più particellare, rispetto alla densità dei fumi artificiali. Come lucciole, colpi di luce sono sovrapposti alle tradizionali inquadrature.
GIOCHI OTTICI
Riprese dagli archivi NASA, le nebulose spaziali creano un gioco materico e ottico dai toni magici. L’esaltazione del comune e la fuga dall’abitudine. Lo straniante e l’eccezionale sono evocati in Smoke and Mirrors (2010) per focalizzare l’apparente centro dell’opera e poi fare cadere l’occhio e la riflessione su quello che assuefà, il contorno diventa soggetto protagonista. Davies fissa attimi sospesi in un’astrazione familiare e ristoratrice per l’essere umano; momenti che preludono a un avvenimento, a qualcosa che sta per accadere, ma che solo il processo mentale di chi guarda può scrivere nella propria selva emotiva.
‒ Davide Merlo
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