Puntare alle stelle. Francesco Liggieri a Latina
Basement Project Room, Fondi ‒ fino al 22 aprile 2018. La galleria ospita "Volevo fare l'astronauta", la personale di Francesco Liggieri. Un nuovo universo dominato dal blu, dai sogni e dai desideri.
Una vita all’insegna del disegno, quella di Francesco Liggieri (Alessandria,1981), che ha inaugurato la personale Volevo fare l’astronauta presso Basement Project Room, a Fondi, Latina.
“Firmo il quadro con l’ultima frase della canzone che ho sul mio Spotify“, così Liggieri svela il mood da cui le opere sono nate e allo stesso tempo suggerisce la colonna sonora adatta per visitare la mostra; mano allo smartphone e inizia il viaggio. Dai Red Hot Chili Peppers agli Arctic Monkeys ai Police, una sorta di seconda esposizione appare al fianco delle tele.
Stilizzate figure umane, da uno stile genuino e colori vivaci, fluttuano, nuotano o volano sospese in un gioco di sereni contrasti. Su fondi astratti a due dimensioni, dai colori neutri si ripresentano in un eterno (felice) ritorno alcune figure, fanciulle saltellanti, sorridenti ragazzini, e, ovviamente, colorati astronauti. Atmosfere decontestualizzate come possono essere solo nei sogni, Volevo fare l’astronauta parla del desiderio e della speranza, delle occasioni e dei sogni perduti. Da piccolo ognuno di noi avrebbe voluto fare qualcosa che da grande magari non è riuscito a compiere. Sono le immagini di un sogno, di un futuro che ha con se qualcosa di un passato trascorso (suggerito dall’utilizzo di alcune vecchie fotografie come ispirazione per le figure rappresentate). Un presente assente perché già passato: è il futuro che ritorna su sé stesso e dal passato ricomincia o si riavvia da un’altra parte non ben specificata nel vuoto.
UNIVERSI E GEOMETRIE
Sulle tele appaiono e scompaiono alcune nebulose azzurre, simili a desideri, invisibili allo spettatore che può solo immaginarli. Cosa sogna quella figura femminile distesa in Sleeping by myself? E il ragazzino di spalle di and then the past recedes, I won’t be involved o da dove proviene il bambino sorridente di Volevo fare l’astronauta?
Alcune figure geometriche danno struttura a questi universi, mentre alcune linee rette li connettono tra loro. C’è forse uno spazio in cui sogni e desideri vanno a riposare uno fianco all’altro? Renato Barilli a proposito di Mondrian lo descrisse come un pittore che cercò di filtrare le energie vitali attraverso la griglia degli schermi razionalisti. Pure qui ci troviamo di fronte a un tentativo di quadrare il cerchio? Parlando delle linee rette, Liggieri spiega: “In altre parole unisco le stelle, che generano le geometrie che inserisco in alcuni quadri. A volte invece le geometrie si sommano ad altre geometrie e si creano altre costellazioni”.
ESSERE E DESIDERARE DI ESSERE
Promesse, esistenza, aspettative, tutto quello su cui fin da piccolo ti poni incessantemente domande, non troverà una risposta definitiva in futuro, ma si illumina di una luce chiara, nuova, gioiosa.
La mostra è in continua tensione tra essere e desiderare di essere, ricordando per certi versi alcuni dei tanti topic dell’ormai proverbiale L’insostenibile leggerezza dell’essere.
L’esistenza è un ossimoro, proprio come il titolo del romanzo. La leggerezza non implica delle scelte sul proprio futuro. Ma la vita nella realtà è pesantezza, propria della dimensione terrena.
Sulle tele le figure fluttuano serenamente nella loro materialità. Liggieri sembra invitarci ad aderire alla realtà, accettando totalmente l’esistenza con una carica gioiosa, entusiastica, dionisiaca. Vivere, assecondare i propri desideri, rinnovando i propri sogni.
Il desiderio funge da “carpe diem” oraziano, come un appassionato inno alla vita. Vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, per sempre.
E, come Milan Kundera annotava: “Sì, se si cerca l’infinito, basta chiudere gli occhi!”.
‒ Eleonora Milner
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