Astratto e carnale. Landon Metz a Roma
Museo Pietro Canonica, Roma ‒ fino al 22 aprile 2018. Il museo romano ospita qualcosa di completamente diverso rispetto alle suggestioni scultoree che lo contraddistinguono. Un artista dal linguaggio astratto e bidimensionale, minimale e quasi liquido.
Landon Metz (Phoenix, 1985; vive a New York) va a nozze tra le sculture del museo Pietro Canonica, così lontane dal suo linguaggio astratto e bidimensionale, minimale e quasi liquido. In due ampie sale ha tridimensionalizzato le sue caratteristiche macchie, organizzandole a terra in sequenze scultoree piatte. E le ha tinte di rosa, sì da farne il – paradossale – contrappunto carnale rispetto ai tanti corpi scolpiti qui esposti che hanno aspetto – viceversa – abbottonato, ufficiale. Non male come idea e come risultato. Ha poi inserito un’installazione video e allestito, sempre a terra, un fregio di pitture quadrate. Ma sono interventi, questi ultimi, meno coinvolgenti, per via di una serialità più sciorinata che li rende più chiusi in se stessi, meno dialoganti, con un effetto trademark che non giova.
Incanta “la fortezzuola” (altro nome della casa-museo), luogo magico che, se usato con intelligenza, può continuare a essere teatro di mostre interstiziali di buon livello come questa.
‒ Pericle Guaglianone
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