Sarah Cosulich racconta la sua Quadriennale di Roma. Intervista su tutte le novità
Aspettando la prossima Quadriennale i promotori si sbottonano pian piano sulle prime novità. Abbiamo incontrato la neo direttrice Sarah Cosulich, che racconta in questa intervista come sta andando, cosa aspettarsi dalla manifestazione nel 2020.
Come sono andati questi primissimi mesi in Quadriennale? Su quali questioni hai messo maggiormente la testa?
Sono stati due mesi intensi e molto positivi, dedicati a concretizzare insieme a tutto lo staff della Quadriennale il progetto presentato nel bando per la direzione artistica.
Ovvero?
Si tratta di un progetto costituito da tre iniziative diverse, parallele e comunicanti, che coinvolgono tre differenti aree d’azione: La mostra della Quadriennale per il 2020 è l’iniziativa espositiva; Q-International è l’iniziativa di sostegno dell’arte italiana all’estero; Q-Rated è l’iniziativa formativa dedicata al dialogo tra artisti e curatori italiani e internazionali. Con Q-Rated e Q-International la Quadriennale desidera contribuire con una strategia concreta e continuativa al sistema dell’arte nel nostro paese. Vogliamo diventare un punto di riferimento, un luogo di incontro, un partner per gli artisti e anche per le istituzioni. Entrambe sono iniziative che ci permetteranno di conoscere, scoprire e approfondire il lavoro di molti artisti rappresentando quindi anche un effettivo strumento di ricerca e percorso di avvicinamento alla mostra.
Configuri la trasformazione della Quadriennale in una sorta di agenzia pubblica per l’arte. Che obiettivi concreti vi ponete con questi progetto?
Con Q-International desideriamo far fronte a una effettiva mancanza nel nostro paese: la mancanza di una struttura che in modo agile e flessibile diventi un interlocutore fisso per le istituzioni straniere che scelgono di presentare artisti italiani. Vorremmo contribuire con le spese che, pur di entità limitata, possono mancare dai budget: voli aerei, ospitalità, spese legate alla realizzazione di pubblicazioni, ecc: sapere che esisterà una realtà italiana in grado di essere d’appoggio ai suoi artisti all’estero permetterà di stimolare l’attenzione nei confronti dei nostri artisti nei musei e spazi per l’arte nel mondo.
È una mancanza di cui tutti parlano da sempre. Dunque vi occuperete molto di estero…
La Quadriennale uscirà dai confini nazionali per promuoversi come partner attivo e al tempo stesso potrà compiere una mappatura interessante e aggiornata dell’arte italiana all’estero. Selezioneremo i progetti da sostenere due volte all’anno con un comitato composto da Cristiana Collu, Alberto Garutti, Cesare Pietroiusti e Andrea Viliani, a cui sono molto grata per il sostegno al progetto. Anche dal punto di vista di fundrising sono convinta che il sostenere l’arte italiana sarà un messaggio ben accolto da aziende così come da privati. Ritengo questa una missione complementare a quella delle altre istituzioni italiane che, indirettamente, avrà ricadute positive per tutto il sistema dell’arte.
Vedo qualche rischio di sovrapposizione col lavoro dell’Italian Council, ci hai pensato?
L’Italian Council, organo essenziale per la promozione di nuove produzioni artistiche contemporanee in Italia, nella sua natura privilegia il sostegno a un numero circoscritto di grandi progetti, e copre appunto esclusivamente i costi di produzione di opere che poi sono destinate a rimanere in Italia. Non può far fronte a quelle spese di entità limitata, come costi di viaggio, di ospitalità degli artisti, contributi le realizzazione delle pubblicazioni o altre spese legate alla realizzazione di una mostra, che all’ultimo possono far la differenza, come sappiamo, sul budget finale di chi la realizza.
Quindi i paragoni da fare per Q-International sono altri. Quali ad esempio anche sul piano internazionale?
Q-International, sul modello di istituzioni quali il Mondrian Fund in Olanda, lo Iaspis svedese o il Pro Helvetia in Svizzera, vuole consentire a un numero elevato di istituzioni straniere di applicare regolarmente anche con richieste di entità minore, permettendo così una maggiore circolazione, comunicazione e interesse nei confronti degli artisti del nostro paese. Il bando di Q-International è aperto esclusivamente a istituzioni straniere, mentre del supporto dell’Italian Council hanno beneficiato finora quasi esclusivamente istituzioni italiane. Il progetto attivato dalla Quadriennale è assolutamente complementare, va a coprire un’effettiva lacuna nel nostro paese e per questo lo ritengo uno strumento necessario.
E Q-Rated?
Q-Rated rappresenta invece il progetto di dialogo all’interno dei confini nazionali. Vogliamo realizzare iniziative di formazione sul nostro territorio che possano mettere in relazione giovani artisti e curatori con artisti e curatori attivi internazionalmente e una serie di simposi per promuovere nuove ricerche sull’arte italiana. I workshop mirano non solo a permettere uno scambio di conoscenza del lavoro reciproco tra i partecipanti, ma sono piattaforme per la circolazione di idee. Sono rivolti a 10 artisti e 2 curatori tra i 21 e i 32 anni selezionati attraverso bando pubblico, da realizzarsi 3 volte all’anno in diverse città italiane. La formula del bando aperto consente anche di operare una ricognizione più capillare delle energie del territorio e andrà ad arricchire l’archivio della Quadriennale con materiale aggiornato sull’arte del nostro tempo.
Che significa il nome?
Q- Rated è proprio un gioco di parole per sottolinea come il ruolo della curatela non sia limitato solo alla mostra ma include anche il percorso di ricerca che la costruisce. Anche il simposio annuale a Roma di Q-Rated, questa volta aperto al pubblico, sarà un’occasione per discutere con storici dell’arte, curatori, accademici, studiosi, artisti tematiche rilevanti dell’arte italiana alle quali non è stata finora data attenzione. Ci sono argomenti che richiedono nuove riletture e opinioni, rispetto a una contemporaneità che si evolve velocemente. Vorremmo registrare le storie del passato e del presente che servono a immaginare il futuro.
La Quadriennale ha un grande tema di identità, a differenza delle grandi altre istituzioni artistiche pubbliche (la Triennale, la Biennale) tende a non essersi costruita il suo ruolo specifico. Ci stai lavorando?
Penso che la Quadriennale abbia una storia importante e un’identità ricchissima con un passato complesso ma straordinario. È un privilegio poterne far parte.
Già, ma è un’identità rivolta al passato. Parlando di futuro?
La decisione della Quadriennale di rivoluzionare la formula curatoriale stabilendo una figura di direzione artistica ha posto le basi per una futura evoluzione dell’istituzione e ha fornito un antidoto potente al problema identitario per il futuro. Il poter lavorare con una strategia a lungo termine è un grande privilegio perché consente di impostare un progetto approfondito e continuativo. Spero che la nostra missione e dedizione nei confronti dell’arte italiana si respirerà in Italia e all’estero.
Quale è a tuo avviso il più grande vulnus dell’istituzione. Il più grande problema. La cosa da affrontare e da risolvere il prima possibile in questo tuo anno di debutto al capo della Quadriennale?
Penso che il primo passo per affrontare questa vulnerabilità sia stato fatto dalla Quadriennale e dal suo Presidente con il cambio di formula che la trasforma da mostra in istituzione con un programma regolare. Dalla professionalità dello staff alle opportunità offerte dall’archivio, vedo tante risorse che rappresentano grandi potenzialità per il nuovo progetto che ho immaginato. Sono felice di poter contare anche su un curatore, Stefano Collicelli Cagol, che mi accompagnerà in questo percorso, dal coordinamento delle iniziative del triennio, alla ricerca, alla collaborazione nello sviluppo della Quadriennale stessa. Da studioso della storia delle esposizioni in Italia, a conoscitore di artisti e studi sul territorio italiano, saprà dare un prezioso contributo all’istituzione.
– Massimiliano Tonelli
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