Alla Reggia di Venaria oltre 200 opere restaurate da Banca Intesa Sanpaolo
Diciottesima edizione del programma biennale di salvaguardia del patrimonio artistico nazionale curato da Banca Intesa Sanpaolo che, dopo il restauro, restituisce le opere alla collettività. Oltre 200 le opere restaurate, tra cui spiccano i dipinti di Tiziano, Van Dyck, Twombly e Burri.
E per fortuna esistono i privati. In particolar modo quando si tratta di cultura. È il caso di Restituzioni, il programma di restauri di opere appartenenti al patrimonio pubblico, promosso da Intesa Sanpaolo, con la curatela scientifica di Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti, che quest’anno festeggia la sua diciottesima edizione, raggiungendo un risultato di straordinario valore. Sono, infatti, 212 le opere – dall’antichità al contemporaneo – restaurate che sono esposte per la prima volta alla Reggia di Venaria.
IL PROGETTO
È la prima volta che è stato scelto uno spazio esterno e non le tre sedi della Banca – le Gallerie d’Italia a Milano, Napoli e Vicenza – proprio per celebrare un traguardo importante nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio artistico nazionale. “Restituzioni ebbe inizio nel 1989”, ha ricordato durante la conferenza stampa Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo e grande regista dell’impegno dell’istituto nel mondo della cultura, “per iniziativa di Feliciano Benvenuti, presidente della Banca Cattolica del Veneto, con una mostra di dieci opere restaurate, che rappresentava per quei tempi un traguardo straordinario per una piccola banca regionale “. Da allora la Banca, con cadenza biennale, collabora con gli Enti ministeriali preposti alla tutela (Soprintendenze, Poli Museali e Musei autonomi) per individuare opere appartenenti a musei pubblici, privati o ecclesiastici, siti archeologici e chiese di tutta Italia, bisognose di restauro e per sostenerne i costi. Fino ad oggi sono stati restaurati circa 1300 opere. Alla fine di ogni edizione, questi beni sono esposti all’interno di una mostra organizzata da Intesa Sanpaolo, per essere poi “restituiti” alle comunità di provenienza, alla fine dell’esposizione.
LA MOSTRA
La mostra alla Reggia di Venaria si intitola La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati e presenta 80 nuclei di opere appartenenti a 17 regioni italiane e, per la prima volta, anche un’opera di Bellotto proveniente da Dresda. Il percorso espositivo è organizzato secondo una logica cronologico/tematica che ha come focus la fragilità del nostro patrimonio e si conclude in maniera significativa con una sala dedicata alle opere danneggiate dal terremoto all’Aquila. Tra le opere esposte, gli affreschi della Tomba di Henib, che arrivano dal Museo Egizio di Torino; la preziosa Testa di Basilea dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Anton Van Dyck da Palazzo Reale di Genova; San Girolamo penitente di Tiziano dalla Pinacoteca di Brera; San Daniele nella fossa dei leoni di Pietro da Cortona dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e poi ancora Morandi e Burri, da La Galleria Nazionale di Roma e Twombly dalla Gam di Torino. Non solo quadri e scultura ma oggetti particolari come il Mantello Tupinambà, realizzato con penne e fibre di cotone, giunto tra il XVI e XVII secolo in Italia dal Brasile e conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, un Clavicembalo seicentesco dipinto del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma e il magnifico paliotto settecentesco in madreperla e legno dell’ebanista torinese Pietro Piffetti, di proprietà della Chiesa di San Filippo Neri di Torino. Ecco le immagini.
-Claudia Giraud
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