Riparare i viventi. Guendalina Salini a Roma
Le opere di Guendalina Salini (Roma, 1972) risultano sempre intessute delle vicende umane di cui sono il prodotto e spesso danno una dimensione estetica a progetti che toccano tematiche socio-culturali molto complesse. È il caso di Riparo, titolo della mostra, inteso come luogo fisico pre-architettonico, ma anche come gesto di cura, che mette in comunicazione […]
Le opere di Guendalina Salini (Roma, 1972) risultano sempre intessute delle vicende umane di cui sono il prodotto e spesso danno una dimensione estetica a progetti che toccano tematiche socio-culturali molto complesse. È il caso di Riparo, titolo della mostra, inteso come luogo fisico pre-architettonico, ma anche come gesto di cura, che mette in comunicazione artista e contadino. Proprio con le comunità calabresi della zona intorno a Rosarno – luogo spesso sinonimo di immigrazione, di sfruttamento salariale, di abbandono – la Salini ha sviluppato, insieme all’associazione La Frangia, un racconto di questa terra articolato in un cortometraggio, La città e il cielo, attorno al quale è cresciuta la mostra con una videoinstallazione, un’opera site specific con tappeti percorsi da arabeschi di spezie colorate e profumate che rievocano gli odori di case e culture diverse e ovviamente i “ripari”. Questi ultimi sono il frutto di workshop di auto-narrazione e sperimentazione che hanno coinvolto studenti e migranti in collaborazione con InMigrazione, Ali, Civico Zero.
I ricordi personali si fondono con la storia di ognuno e danno vita a tante diverse declinazioni della “casa”, animata da suoni e parole che si sovrappongono, da cui non si può far a meno di farsi affascinare.
‒ Chiara Ciolfi
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