Forme precarie. De Napoli e Tiberio a Bologna
Localedue, Bologna ‒ fino al 15 giugno 2018. Tiberio e De Napoli propongono nello spazio bolognese un intervento minimalista: due sculture si fronteggiano, rispettivamente, a pavimento e a parete e invitano a riflettere sulla precarietà della forma, sul collasso della struttura intrinseca al genere scultoreo.
Dialogano, ormai da tempo, pur mantenendo le peculiarità delle proprie ricerche individuali, confrontandosi costantemente sui propri percorsi. Niccolò De Napoli (Cosenza, 1986) e Michele Tiberio (Palermo, 1987), così come altri giovani artisti italiani della loro generazione, si stanno concentrando su una riflessione dedicata alla scultura, ai suoi statuti e alle sue radici intrinseche, indagando proprio forme e problematiche interne, connettendosi a esperienze storicizzate. Lo fanno lavorando sulla precarietà della materia, sulla sua permanenza all’interno di forme precostituite ma al contempo disponibili a una possibile apertura. Prendendo in prestito un elastico da fisioterapia (opta spesso per oggetti e materiali provenienti da altri mondi), tiene sospeso, in un equilibrio azzardato, una lastra in vetro che sfiora una parete: De Napoli si dedica così alla tensione della forma, mentre l’argilla sintetica che si frappone tra loro suggerisce forme possibili di costruzione della materia scultorea. Tiberio ha installato a Localedue una lapide di marmo rosa in equilibrio grazie a una fascia di alluminio che la piega al suo stesso peso sobbalzando ogni qualvolta si verifica un’interazione con il pubblico: all’attenzione del visitatore è legata la vita stessa dell’elemento plastico, condizionandone effettivamente la durata.
‒ Lorenzo Madaro
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