Il pianeta Terra visto dall’arte. A Parma
Palazzo del Governatore, Parma ‒ fino al 1° luglio 2018. Ha ancora senso riflettere sul rapporto tra arte e natura? Una mostra a Parma dimostra che la questione è attuale, forse mai come ora, visti i pericoli che minacciano la Terra e l’uomo. Sono quasi 120 le opere d’arte contemporanea che danno vita a un particolarissimo viaggio per immagini attorno al mondo.
Terzo giorno: le acque si separano dalla terra, e sulla terra cominciano a germogliare le erbe e a crescere gli alberi, con i loro semi e i loro frutti. Così, da millenni, narra la Genesi e proprio da quel passo, che religiosamente segna l’inizio della vita sul nostro Pianeta, prende spunto la ricerca del curatore della mostra allestita ora a Parma, Didi Bozzini. Un progetto ideato all’insegna della sostenibilità a fronte dei profondi cambiamenti che sta vivendo la Terra e animato dalle opere di quaranta artisti contemporanei che sono stati chiamati a riflettere sul rapporto tra arte e natura, a proporre un’interpretazione estetica del mondo, a dedicare “quell’attenzione delicata e profonda alla condizione umana – al suo essere al centro del mondo, simultaneamente spirituale e naturale”, come scrive Bozzini in catalogo.
SI COMINCIA DALLA CREAZIONE
Gli elementi primari della Terra sono protagonisti dell’allestimento del primo piano, dove si snoda un racconto estetico della Creazione che comincia dalla straordinaria seta “dipinta” a biro blu da Jan Fabre per poi proseguire con un firmamento vivo e percorso dall’energia di Gilberto Zorio, fino ad attraversare quindi le acque, il fango e i fiumi con una classificazione dei mille corsi d’acqua più lunghi pensata da Alighiero Boetti – in mostra è presente l’esemplare unico del menabò – e giungere alle prime timide comparse dell’uomo, con il suo bisogno di casa come l’iconico igloo in pietra di Mario Merz.
LE GRANDI TEMATICHE DELL’OGGI
Ai grandi nomi ‒ in questo viaggio che percorre foreste e campi arati, habitat in cui si incontrano fiori sensuali e “animali matematici”, fino all’ascesa verso il secondo piano dove è messa in scena la Distruzione ‒ si accostano artisti meno noti al grande pubblico e più giovani, tutti caratterizzati da una grande potenza comunicativa: basti citare, per fare solo pochi esempi, la cilena Sandra Vásquez de la Horra, il duo inglese Jake & Dinos Chapman, la sudafricana Jane Alexander, la statunitense Tracey Snelling. I loro lavori popolano gli ambienti del palazzo con riflessioni sull’abitare ipertrofico delle città contemporanee, sulla distruzione delle specie animali che l’uomo considera fastidiose – ma la falena bruciata dall’insetticida e fotografata da Mat Collishaw rende profondamente poetica anche la distruzione della vita – sull’accumulo di rifiuti, sulle migrazioni e sulla povertà, sulla guerra e sulla violenza, fino a immaginare un nuovo mondo popolato da mostri ibridi che forse saranno il nostro futuro o che, nella migliore delle ipotesi, si limiteranno a comparire nei nostri incubi.
Un percorso complesso, in cui lo spettatore è chiamato a esercitare la propria capacità di comprendere i legami profondi tra le singole opere e l’intento complessivo di una mostra voluta fortemente dal Comune di Parma, prodotta da Arkage (che per la prima volta ha impostato un approccio “for benefit”: il 50% degli incassi della biglietteria saranno infatti restituiti al Comune di Parma) e resa possibile grazie agli sforzi di “Parma io ci sto!” e di numerosi sponsor, tra cui BNL Gruppo BNP Paribas.
‒ Marta Santacatterina
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