Arte, collezionismo e natura. Ileana Florescu in mostra a Roma
Villa Medici, Roma ‒ fino al 27 maggio 2018. Sontuosa e affascinante: concepita come un suggestivo incastro di storie, personaggi, opere d’arte, elementi naturali. La mostra di Ileana Florescu rilegge in modo inedito il passato dell’Accademia di Francia a Roma.
Quando le è stato chiesto ‒ dalla poliedrica direttrice Muriel Mayette-Holtz ‒ di immaginare un intervento che potesse raccontare una storia legata a Villa Medici, Ileana Florescu è partita dal giardino: dal disegno geometrico delle aiuole, dalle piante che popolavano le siepi e il bosco, da un raro manoscritto cinquecentesco di Giuseppe Casabona, conservato alla Biblioteca Universitaria di Pisa, una sorta di vademecum ante litteram per il design del verde. Il risultato finale è una serie di diciassette light box, installati negli spazi che oggi sono dell’Accademia di Francia, seguendo un percorso che tocca gli appartamenti del Cardinale, l’Atelier del Bosco, lo Studiolo, la Gipsoteca: la disposizione non è casuale, perché ogni opera suggerisce, attraverso riferimenti iconografici da dirimere, un racconto differente dell’edificio, del suo proprietario ‒ il Cardinale Ferdinando de’ Medici ‒, delle collezioni d’arte ivi raccolte con passione ed erudizione, dei personaggi che popolarono una spanna di storia italiana ed europea, tra il 1577 e il 1588.
UN MOSAICO DI OLTRE 300 IMMAGINI
È una narrazione complessa, quella proposta dalla Florescu, perché all’accurata filologia, che scandisce il montaggio delle immagini, si sovrappongono un ricco simbolismo e una serie di suggestioni autobiografiche che si innestano, come annota Cristiano Leone, curatore della mostra, “nella micro e nella macro Storia, con quella virtù, che solo l’arte possiede, di fornire un’alterità ai fatti”.
Dalle griglie tracciate per disegnare le siepi l’artista ha tratto le forme che scandiscono la superficie dei light box, in queste ‒ come in una sorta di mosaico o di tarsia ‒ ha incastrato frammenti di immagini: oltre trecento foto, scattate partendo da un itinerario mediceo e arrivando a un pellegrinaggio personale. Il viaggio della Florescu, così, attraversa gli spazi ‒quelli architettonici della Villa ‒ e il tempo, seguendo il destino di Ferdinando a Firenze e delle sue collezioni di opere d’arte e mirabilia naturali e artificiali, ricostruendosi ‒ in modo scomposto, attraverso l’artificio dell’immagine parcellizzata ‒ in una visione, per così dire, simultanea, ma, piuttosto che improvvisa, sedimentata.
UN IMMAGINARIO MANIERISTA
Ogni light box, geometricamente impaginato, è concepito come un ipertesto: sull’immagine principale s’innestano alcuni dettagli, rivelatori di possibili altri rimandi e chiavi di lettura; i tasselli con le immagini di fiori e piante ‒ una costante nell’intera serie ‒ sono l’elemento unificatore, l’incipit e la naturale conclusione di questa caleidoscopica visione dell’artista.
Si tratta di immagini ridondanti, affabulatorie, in cui l’elemento sensuale ‒ i colori smaglianti, le trame preziose dei tessuti, la bellezza delle forme ‒ abbonda tradotto in un gioco intellettuale: più che un limite, appare come una ennesima, diffusa, citazione, quella dell’immaginario manierista proprio del tempo di Ferdinando de’ Medici.
‒ Maria Cristina Bastante
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