L’uomo e la metamorfosi. Al Castello di Rivoli
Castello di Rivoli, Torino ‒ fino al 24 giugno 2018. La mostra a cura di Chus Martìnez pone lo sguardo sulle dinamiche di adattamento dell’uomo all’ambiente. Riunendo artisti e opere di natura eterogenea.
Metamorfosi è una mostra eterogenea. Si appropria di temi nati in ambiti diversissimi e instaura tra l’uno e l’altro collegamenti non sequenziali ma di natura estetica che si sviluppano trasversalmente alla pratica di artisti provenienti da Paesi e background lontanissimi. Il filo conduttore rizomatico di questa struttura organica e flessibile è il cambiamento e l’adattamento dell’uomo alle condizioni del suo ambiente. Non a caso l’immagine manifesto della mostra è Passion Flower di Ingela Ihrman, che rimanda immediatamente al mondo vegetale e alla sua inesauribile vitalità, come in Adaptation, film di Spike Jonze del 2002, nel quale il ciclo di vita delle piante di orchidea è preso a metafora fisiocratica del comportamento umano. In Metamorfosi tematiche che spaziano dalla politica alla sessualità confluiscono a creare un immaginario che mette in dubbio la staticità della forma stessa dell’uomo e catapulta i visitatori in un universo di ibridi dal vitalismo tropicale e spiazzanti detournement del senso comune.
LA STRUTTURA DELLA MOSTRA
La mostra si costruisce come un’esplorazione da parte degli artisti invitati di un vastissimo range di possibilità espressive che scaturiscono da due lavori precedenti, collocati simbolicamente all’inizio e alla fine della manica lunga del museo. Si tratta di I Have left you the Mountain (a cura di Simon Battisti, Leah Whitman-Salkin e Åbäke), installazione audio creata per il padiglione albanese della quindicesima Biennale di Architettura di Venezia, e di The Army of Love, video del 2016 di Alexa Karolinski e Ingo Niermann. Queste opere indagano i temi fondamentali del cambiamento e dell’adattabilità, sui quali gli artisti invitati hanno sviluppato i loro ragionamenti. Il loro lavoro si lega alla base teorica della mostra con risultati molto differenti, ma che insieme contribuiscono a creare un’estetica e un’atmosfera di vitalità ed energia.
OPERE ETEROGENEE
Il legame è talvolta sottile tra opere profonde che parlano di resilienza e della condizione incerta e transitoria dell’uomo ‒ come, appunto, I Have left you the Mountain, che racconta storie di minoranze e migrazioni ‒ e opere che rimandano esteticamente, e talvolta in modo generico, al cambiamento con forme naif e plastiche – come le sculture di Lyn May Saeed.
Ma l’eterogeneità e l’inclusione delle differenze fanno parte del concept della mostra, un crogiolo di esperienze e vicende umane. Quindi non stupisce trovare una testimonianza di Yanis Varoufakis, economista ed ex politico greco, sul problema dei migranti insieme all’universo promiscuo e freak di The Army of Love. La mostra è eterogenea anche dal punto di vista del linguaggio: le opere preparate ad hoc spaziano dai delicati disegni di Mathilde Rosier, che mostrano ibridazioni e contaminazioni della forma umana con elementi vegetali o animali dando vita a oniriche creature mitologiche, all’installazione Celestial Food di Edouardo Navarro, che riprende ragionamenti sul cibo formulati da Mario Mertz contestualizzandoli nell’universo ecologico ed economico contemporaneo.
‒ Federico Godino
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