Carta bianca. Namsal Siedlecki a Roma
smART, Roma ‒ fino al 20 luglio 2018. Con “White Paper”, a cura di Saverio Verini, le sculture di Namsal Siedlecki sono in grado di guadagnarsi da vivere, emancipandosi dal loro demiurgo.
Ibridi tra natura e artificio, i basamenti eclettici in marmo di Carrara, travertino, legno di ulivo, Pietra Santafiora messi a punto da Namsal Siedlecki (USA, 1986) vorrebbero far tutt’uno con l’object trouvé: il miner, un infaticabile e meticoloso estrattore di criptovalute. Sculture tecnologiche di cavi elettrici, collegati al modem, che incessantemente ‒ in connessione con milioni di miner sparsi per il globo ‒ producono una moneta digitale non controllata dalle banche, il Bitcoin.
Sul parquet si stende una rete di fili blu, assoni di legami sinaptici peer-to-peer. Il rumore delle ventole, in continuo movimento, conferma la vitalità delle macchine invadenti. Alle pareti la traccia animale si conforma nelle pergamene, occasione per riconsiderare la pregnanza del termine monocromo. Avvicinandosi alla superficie, la pelle caprina presenta variazioni, macchie e lividi di pigmento. La spina dorsale si trasforma in una freccia verso il basso, un’ancora che ricorda il vincolo dell’essere vivente con la madre terra.
‒ Giorgia Basili
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