Manifesta a Palermo. Dopo l’euforia, il furto: colpito il Teatro Garibaldi

Un piccolo fatto di cronaca criminale, che colpisce Palermo nei suoi giorni migliori, in uno dei luoghi simbolo della sua rinascita civile e culturale. Il tempio di Manifesta viene raggiunto dai ladri, che portano via un bel bottino. Un’occasione per riflettere sui cambiamenti in corso e su quanta strada, ancora, c’è da fare.

Scintillante, tirata a lucido, presentatasi al grande pubblico dell’arte nella sua forma più radiosa, tra location cinematografiche, giardini, musei, palazzi antichi e un flusso di energia speciale: Palermo, nel weekend inaugurale di Manifesta, era una città mediterranea dall’anima internazionale, traboccante di umanità e di risorse intellettuali, creative, sociali. Bella, come e più di sempre. Finalmente al centro. Benedetta e non più sacrificata dalla splendida irregolarità della sua condizione periferica e insulare.
I feedback raccolti per strada o suoi social, ma anche attraverso stampa e professionisti del settore, è stato unanime: entusiasmo generale e una temperatura lieta, a prescindere dai giudizi critici su questa o quella mostra. Con tutto il senso di uno stupore vero, per chi Palermo, in fondo la conosceva poco o niente, per chi non ci tornava da un po’, per chi si fermava ancora ai ritratti da cartolina, da serie TV o da raccontino pop.

Teatro Garibaldi, Palermo (c) Manifesta. Photo CAVE Studio

Teatro Garibaldi, Palermo (c) Manifesta. Photo CAVE Studio

UN FURTO IN CASA MANIFESTA

Tutto è filato liscio, dunque. E non sarà certo un incidente meschino ad offuscare il ricordo e la qualità di quanto messo in campo. E però, l’incidente c’è stato. Quasi che la Palermo consueta, quella ostile, difficile, chiusa nel reiterato vizio dell’egoismo, della furberia, dell’illegalità, tornasse a imporsi con dispetto, per non farsi dimenticare. Se qualcosa cambia con troppo vigore qualcuno si adopera affinché l’illusione muoia. Una (inconsapevole?) chiamata all’ordine: reazionarismi al gusto di fanghiglia locale.
Il cuore di Manifesta, il suo quartier generale nel mezzo della storica Piazza Magione, è stato colpito da quattro banditi di bassa lega. Siamo nel fulcro dell’antico quartiere arabo della Kalsa, tra le mura di quel Teatro Garibaldi rimasto chiuso per decenni, diroccato, senza tetto, poi occupato da un gruppo di operatori culturali, infine restaurato e restituito alla città, sotto l’amministrazione Orlando. Qui Manifesta ha messo radici, già da un anno, piazzandovi i suoi uffici, i press desk, la biglietteria, il punto informazioni, un’area centrale per la lettura e la sosta, oltre ad alcune installazioni a carattere documentaristico/letterario, tra cui il bel lavoro firmato da Wu-Ming 2 e FareAla sulle tracce del colonialismo d’epoca fascista, perdute, rinvenute e rimappate tra le strade della Palermo d’oggi.

Manifesta 12 Palermo, Teatro Garibaldi Venue, Copyright Manifesta 12, 2017. Photo by CAVE Studio

Manifesta 12 Palermo, Teatro Garibaldi Venue, Copyright Manifesta 12, 2017. Photo by CAVE Studio

LA DINAMICA

Ed è qui che tra domenica e lunedì notte, proprio mentre si chiudeva la tre giorni di opening, dei delinquenti si sono intrufolati per fare razzia. Hanno portato via – pare – diversi Mac e Pc, televisori, biciclette, carte di credito, denari contanti. Per un danno di circa 15mila euro. Questa almeno la versione della testata on line PalermoToday, che nel raccontare l’episodio scende nei particolari, parlando di “due ragazzini e un maggiorenne”, i quali, agendo indisturbati, “avrebbero raggiunto il tetto per poi calarsi all’interno della sede della manifestazione d’arte internazionale”. Un bel guaio per la squadra di olandesi che lì, in quel teatro, lavora in pianta stabile. E soprattutto un danno d’immagine per la città, che ce l’aveva davvero messa tutta per seppellire cliché e pregiudizi, in favore di un’immagine – ma anche di una sostanza – finalmente rinnovata. E invece, la solita micro criminalità ha colpito ancora, proprio mentre i riflettori dell’art system internazionale sono puntati sul capoluogo siciliano.
L’ufficio stampa della Questura di Palermo, contattato da Artribune, non fornisce dettagli e non conferma (né smentisce) la ricostruzione di PalermoToday: “Ci risulta solo un furto, è l’unica cosa che possiamo dire. Quanto al resto, è responsabilità dei giornalisti che hanno scritto: non sono informazioni arrivate da qui”. Entità dei danni, dinamiche ed eventuali soggetti coinvolti, restano dunque da appurare per vie ufficiali. Ma il blitz c’è stato ed è già argomento di discussione.

Manifesta 12 Palermo Piazza Magione 2017. Photo by CAVE Studio

Manifesta 12 Palermo Piazza Magione 2017. Photo by CAVE Studio

PALERMO, QUELLA DI OGGI, QUELLA DI SEMPRE

E intanto Palermo, per un istante, ripiomba a muso duro nella realtà. Quella di una qualunque metropoli italiana, dove il tema della sicurezza, del senso civico, del degrado, continuano a dare il tormento; ma anche quella di una città particolare, che mescola l’incredibile spinta verso il rinnovamento e le platee internazionali, con un retaggio di asperità, di diseguaglianza, di disoccupazione e di criminalità, oltre il senso dello Stato. Nei quartieri popolari, che dentro l’area del centro storico s’intrecciano a quelli della borghesia operosa e della vecchia aristocrazia, il dato è forte e i chiaroscuri bruciano.
Palermo vive e si contraddice, tra coscienza dei beni comuni e disincanto; tra l’orgoglio di essere ammirata, celebrata, e la paura di quei riflettori accesi; tra la decadenza antica e i nuovi investimenti economici, uniti alle misure per le zone pedonali, la manutenzione giardini, i trasporti pubblici; tra il primato della cultura e la vocazione per l’accoglienza, elette a stelle polari, e la difficoltà a far decollare certi servizi, a controllare certe zone, a sanare i conflitti sociali. Palermo è tutto questo, tutto insieme, in un unico perimetro vulcanico: dove ai migranti qualche volta si spara, dove il pizzo ai commercianti lo si chiede ancora, dove un piccolo tempio dell’arte contemporanea europea, col suo bagaglio di prestigio e di visitatori, viene scassinato come l’ultimo degli anonimi garage.
Del furto, tuttavia, nessuno si ricorderà. Di una sfida vinta, chiamata Manifesta, invece sì. La memoria luminosa sarà tra le pagine della cronaca culturale, nella storia intima di una città complessa, nel bilancio che elettori ed amministratori dovranno fare. E negli occhi delle persone, soprattutto. La vittoria migliore.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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