Sulle tracce del capitalismo. Andrei Molodkin a Barletta
Castello di Barletta ‒ fino al 30 giugno 2018. “Puglia-Circuito del Contemporaneo” ha inaugurato il suo ricco programma con la mostra “Victory of Democracy” di Andrei Molodkin e con la rinnovata veste espositiva del Lapidarium. Dalle sculture del museo civico, tra cui il busto-ritratto di Federico II di Svevia, alle riflessioni politiche dell’artista russo.
A Barletta il progetto Puglia-Circuito del Contemporaneo si muove su due assi, la mostra Victory of Democracy di Andrei Molodkin (Boui, 1966) e l’apertura del Lapidarium con le sculture del locale museo civico, riproposte in un documentato itinerario espositivo. Dal busto-ritratto del XIII secolo, attribuito a Federico II di Svevia, si passa alla coinvolgente riflessione politica che l’artista russo compie sfruttando la valenza simbolica del sangue e del petrolio, l’uno connesso all’altro nelle spietate logiche del capitalismo globale. Scorrono entrambi nelle grandi lettere della parola “Democracy”, la riempiono nel disperato e visionario tentativo di ricondurla alla gravità e al ruolo che le compete. Una parola che si fa ambiente in una sontuosa proiezione sulle scabre pareti dei sotterranei del maniero barlettano da considerare in tandem con “Government”. Mastodontica sequenza di lettere in acciaio che troneggia sulla piazza d’armi in un equilibrio compromesso da fatali e allusive cadute.
SANGUE E PETROLIO
Molodkin l’ha immaginata per il luogo che ha riletto come presidio di un atavico potere e, dunque, ideale ambientazione per i suoi assunti. Didascalici e spesso al limite di un’inevitabile retorica nel ribadire il binomio sfruttamento-risorse energetiche e nell’avvalorare l’idea che l’accaparramento predatorio delle fonti petrolifere sia la madre di tutte le guerre e del fiume di sangue versato per la causa. Come quello che l’artista si fa donare da esponenti di religioni diverse e che mescola in un sincretismo ematico, orrifico ma efficace sul piano concettuale. Il sangue alimenta pompe idrauliche dai sofisticati congegni a circuito chiuso che riempiono di drammatico cromatismo rosso copie di Nike, emblema di vittorie e simulacro di potenza. Oppure il sangue crea forme, farcisce il corpo delle parole, si incanala in macchinari dove incontra fatalmente il petrolio con cui si fonde in un’unica sostanza. Un ibrido che Molodkin utilizza per notificare, in scenografiche proiezioni sulla pietra, le colpe dell’economia capitalista, avida nel cibarsi dei due liquidi, entrambi vitali per la sopravvivenza degli uomini e del pianeta.
TRA STORIA E PRESENTE
Le opere presentate a Barletta si adattano al contenitore permettendone una differente fruizione attraverso la lente magnetica del presente e centrando gli obiettivi del progetto curato da Giusy Caroppo in collaborazione con il Polo Museale della Puglia. Se Molodkin ambienta le sue installazioni costringendole a inedite morfologie, il contesto facilita acute connessioni tra la storia di domini e sopraffazioni, custodita nel Lapidarium, e un presente gravato da dinamiche economiche che generano morte.
‒ Marilena Di Tursi
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