Riattivare i sogni. Eva Kot’átková a Milano
Pirelli HangarBicocca, Milano ‒ fino al 22 luglio 2018. Eva Kot'átková si confronta con gli spazi di HangarBicocca per la sua mostra più ampia in un’istituzione italiana. Attraverso un’indagine sui meccanismi del corpo e della mente.
Se pensiamo all’universo come a un grande organismo vivente, Eva Kot’átková (Praga, 1982) invita a conoscerlo dall’interno. Vi si accede attraversando un esofago di tessuto blu, le cui anse conducono senza preavviso al centro dell’opera Stomach of the World (2017). Qui un’installazione video introduce alla poetica di Kot’átková: il mondo dell’infanzia come risorsa immaginifica messa a rischio dall’ipnotica burocrazia del mondo adulto, rappresentata dalla voce fuori campo che induce i bambini a eseguire una sequenza ripetitiva di azioni senza senso apparente.
Riemergendo dall’oscurità dell’apparato digerente, il sottile nonsense del video è acuito dallo spaesamento procurato dalla distesa di installazioni che invade lo Shed di HangarBicocca. Non è chiara la direzione da prendere.
L’indagine di Kot’átková si estende ai meccanismi della mente nelle Heads, una serie di teste scultoree in ferro di grandi dimensioni, le cui forme richiamano i manichini metafisici. Ciascuna è la manifestazione visiva di un disordine psicologico, dalla schizofrenia alla tendenza allucinatoria. Quando abitate dai performer, le teste diventano delle gabbie: costrizioni che condizionano il comportamento umano.
LA NARRAZIONE
I tre Diaries (2018) esplicitano un altro filo conduttore della mostra: quello della narrazione, intesa come trasmissione orale, come ispirazione letteraria e come disegno infantile. Curiosando fra le pagine di questi libri ‒ che superano l’altezza di un uomo ‒ si scopre l’ammirazione di Kot’átková per la frammentazione delle immagini e l’assemblage surrealista.
Il momento performativo diventa partecipato nell’opera Asking the Hair about Scissors (2018), dove la prassi consueta di una seduta dal parrucchiere è ancora una volta metafora di frammentazione, di rinuncia a una parte del proprio corpo, ceduta in cambio dell’improbabile soliloquio di un bizzarro coiffeur.
SOGNI E INFANZIA
Ma è nel momento ancor più abituale e quotidiano del sonno che emerge il senso dell’esposizione, nell’omonima opera The Dream Machine is Asleep (2018), realizzata appositamente per HangarBicocca. Il piano terra è riservato ai bambini, invitati a disegnare e raccontare in un microfono ipotetici sogni da condividere con il mondo degli adulti, ormai disabituati all’esercizio dell’immaginazione. Un gigantesco letto a soppalco invita i visitatori a salire, sdraiarsi e ascoltare le voci registrate dai più piccoli. Il corpo smette di muoversi nella sua dimensione fisica e inizia a vagare nello spazio onirico, senza fatica, dimenticando le regole e la routine. La macchina dei sogni si è addormentata, ma possiamo riattivarla con gli occhi dell’infanzia.
‒ Silvia Somaschini
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