Natura e materia. Franca Ghitti a Mendrisio
Museo d’Arte di Mendrisio ‒ fino al 15 luglio 2018. Il museo di Mendrisio si tinge dei colori e delle suggestioni della Val Camonica. Con un’ampia mostra monografica dedicata a Franca Ghitti.
Una sessantina di opere ripercorrono la carriera di Franca Ghitti (Erbanno, 1932 ‒Brescia, 2012), animando, a partire dall’impattante allestimento in ferro de La cascata nel chiostro, gli spazi del Museo d’Arte di Mendrisio.
La mostra curata da Barbara Paltegni Malacrida, in collaborazione con Elena Pontiggia, propone una selezione dei principali elementi artistici che hanno contraddistinto la carriera dell’artista camuna, il cui linguaggio si lega indiscutibilmente all’analisi degli elementi di natura più antichi. Le suggestioni dell’origine del mondo, il legame tra uomo e natura, partendo da fossili e incisioni rupestri della Val Camonica, tracciano un percorso in continua evoluzione concettuale, che esplora i quattro fondamentali elementi, amalgamandoli all’opera dell’uomo, alla gestualità della lavorazione tecnica, ma anche della tradizione popolare. Il legno, protagonista indiscusso delle opere presentate, assume ancestrali valenze, comunicando emozioni tattili, rievocando di volta in volta luoghi dell’animo o del ricordo di un vissuto quotidiano, come quello della propria dimora o di un bosco, in cui si stagliano totem scolpiti.
Splendidi i tondi, così come le opere in ferro, a cui la particolare lavorazione dona una leggerezza di forma e movimento che trascende la materia. Un’ampia sezione è dedicata alle opere cartacee, realizzate in collaborazione con il noto editore italiano Vanni Scheiwiller, che trasportano l’occhio verso luoghi misteriosi e intensi, talvolta appena accennati e tal altra secchi e determinati come vere e proprie vergate nere. All’interno del museo è possibile visitare anche la Collezione Bolzani, che raccoglie un centinaio di opere d’arte italiana tra cui spiccano sculture e quadri di Sironi, Morandi, Guttuso, Carrà e molti altri nomi illustri.
LO STILE
Il linguaggio artistico di Ghitti si avvale dell’uso di materiali diversi, tra cui legno, ferro, vetro, cartone, legati insieme da una grammatica del lavoro amanuense, dell’intarsio, della scultura, sempre ispirata all’elemento nel suo contesto d’origine in natura.
Passando per le mappe, i tondi, la grammatica dei chiodi, le meridiane e il bosco, si osserva come il processo esplorativo della materia sia effettivamente in grado di trascendere il tempo, prendendo forma di minimalismo artistico contemporaneo.
Un linguaggio estetico apparentemente semplice, connesso al territorio d’origine, alla scuola bresciana, che tuttavia si arricchisce delle esperienze del vissuto, come il periodo keniota e la relativa produzione dei totem, ma anche delle incisioni e forme circolari d’ispirazione tribale. Il percorso artistico di Ghitti risveglia la coscienza collettiva, ponendo l’accento su forme ed elementi che rievocano l’origine del mondo, suggerendo un linguaggio che lega tutti i popoli ai propri oggetti, codici formali che arrivano ad afferrare l’anima antica della materia.
‒ Elena Arzani
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