L’elusione dell’assoluto. Gary Kuehn a Bergamo
GAMeC, Bergamo ‒ fino al 26 agosto 2018. L’artista americano prende possesso della sede museale bergamasca e del Palazzo della Ragione in Città Alta. Con una mostra che ripercorre la sua carriera cinquantennale, lontana dai riflettori.
Practitioner’s Delight è uno dei rari titoli, allusivi rispetto a una metodologia pratica, utilizzati da Gary Kuehn (Plainfield, 1939), in oltre cinquant’anni di attività. Ed è proprio Il diletto del praticante il titolo che il curatore del percorso, Lorenzo Giusti, ha affidato alla sua prima mostra da direttore della GAMeC di Bergamo. L’opera citata, un lavoro di Kuehn del 1966, incorpora un parallelepipedo bianco, affilato esattamente su un lato dal quale si riversa una sorta di liquido rosa, solidificato. Qui vengono svelati gli intenti sovversivi dell’artista che “nel resistere alla forza delle forme pure, umilia ed elude l’assoluto” (Gary Kuehn, Galerie Jule Kewenig, 1988, Frechem-Bachem, Verlag Justus Presse 1988, pagg. 141-43).
Prendere le distanze da Espressionismo astratto, Minimalismo e anche Arte Povera (come ben illustra il catalogo della mostra, edito da Mousse), significava, allora, negli Stati Uniti e in Europa, far parlare una dimensione del sé attraverso la contenzione di alcune forze imposte alla materia; metodologia che l’artista ha appreso anche sul campo, lavorando come costruttore di tetti e operaio siderurgico dal 1958 al 1968. È proprio in questo periodo, attorno al 1963, che l’artista realizza i suoi primi interventi: dal lavoro con il fieno gli Straw Pillow (1963), i Branch Pieces (1964); lo Star Piece with branches (1964) e nuovamente lo Straw Piece (1964).
IL PALAZZO DELLA RAGIONE
A Bergamo, tanto nell’unica enorme sala di Palazzo della Ragione, quanto nelle sale al primo piano della sede di via San Tomaso, la prima personale in un’istituzione museale italiana dello scultore americano si rivela d’eccezione, senza intermediazione. Il diletto del praticante si articola in quattro sezioni complessive presentando un corpus considerevole, per eterogeneità e quantità, di circa settanta lavori, tra i più importanti della produzione dell’artista: sculture, disegni, dipinti e installazioni realizzati dall’inizio degli Anni Sessanta.
Il percorso a Palazzo della Ragione sottolinea la contemporaneità istintiva di alcuni lavori degli Anni Sessanta, quasi mai esposti precedentemente in Italia, lavori che, come sottolinea il curatore, hanno avuto pochissimo seguito, pochissima eco, a ridosso del loro contesto culturale. Qui, nella Sala della Capriate, Wedge Pieces, Bolt Pieces, Melt, Mattress Pieces e Pedestal Pieces, in una sola visione, offrono il riflesso dei primi dieci anni del lavoro di Kuehn, che risulta incontenibile, come in entrambi i Provisionals (1969) o nel più serafico Loose Insert Piece (1966).
LA GAMEC
Decisamente meno deduttivo, il percorso in GAMeC applica tre categorie, tre contrasti a serie che hanno plasmato una ricerca di oltre cinquant’anni di sperimentazione: adattamento/deformazione, connessione/separazione, libertà/limite. Qui si consiglia una visita più di ricerca, meditata, tra dipinti ricorsivi, sculture di piccole dimensioni e disegni, sia storici sia recenti. Rievocando la forza dell’inestricabilità di Twist Pieces, delle Berliner Serie e delle installazioni in ferro degli Anni Ottanta e Novanta, fino alle sculture in resina, agli Stencil Drawings degli ultimi anni e ai Gesture Projects che hanno attraversato un’intera vita di lavoro, schiva rispetto al mondo dell’arte.
‒ Ginevra Bria
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