Vanitas e parole. Paula Doepfner a Roma
Galleria Mario Iannelli, Roma ‒ fino al 29 giugno 2018. Fiori secchi, neuroni, Bob Dylan, pini romani: il flusso di coscienza si impernia nell’estetica promossa da Paula Doepfner.
Un’artista tedesca piena di complessità, che riesce a districare i concetti riversando sul foglio fiumi di parole miniaturizzate, fili che si intrecciano come reti neurali. Paula Doepfner (Berlino, 1980) disegna disponendo le lettere con cura calligrafica, colora la superficie con reminiscenze organiche, foglie pressate e petali. La natura sfiorisce in una vanitas, racchiusa tra due lastre di vetro ‒ la prima vandalizzata, la seconda infrangibile ‒ provenienti da una banca tedesca.
La violenza si coniuga così con la fragilità del fiore. Un blocco di ghiaccio, sciolto, rivela un brano dall’Uomo senza qualità di Musil, mentre lo sketch dei pini romani, con le chiome ravvicinate per ripararsi dal vento, supera lo studio e diventa metafora. I versi di Ungaretti e Anne Carson siglano un discorso artistico-poetico che si nutre dell’osmosi tra psiche, corpo umano e la realtà che ci (com)muove.
‒ Giorgia Basili
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati