Noi e loro. Due mostre Merano e Palermo
Merano Arte ‒ fino all’8 luglio 2018 // Museo Civico di Castelbuono, Palermo ‒ fino al 22 luglio 2018. Merano e Palermo innescano un dialogo all’insegna della creatività. Partendo da uno dei temi più delicati del presente.
Alle polarizzazioni ideologiche si sono sostituite, nella politica attuale, tutta una serie di altre (drammatiche) contrapposizioni: il popolo e la “casta”, gli italiani e gli immigrati, la nazione e l’Europa, e persino il Nord e il Sud, divisi fin dai risultati elettorali. Persi i riferimenti a sistemi di pensiero e spinte utopiche, tutto il dibattito sembra concentrarsi su un “noi” e un “loro” divisi secondo criteri semplificati e per questo contrapposti con una violenza inedita.
Sui concetti di “noi” e “loro” indaga invece con attenzione la mostra Same same but different, che si svolge parallelamente a Merano Arte e al Museo Civico di Castelbuono (Palermo) (NOI / LORO è anche il titolo di una delle opere esposte, della catanese Loredana Longo).
La mostra, nata dalla volontà di collaborazione fra le due direttrici degli spazi, Laura Barreca e Christiane Rekade, mette in dialogo le regioni più a nord e più a sud d’Italia, l’Alto Adige e la Sicilia, attraverso le opere di sei artisti, tre altoatesini e tre siciliani; le curatrici hanno voluto realizzare un vero e proprio scambio, portando gli artisti altoatesini in Sicilia e viceversa, e coinvolgendo storici, curatori, allevatori, in grado di presentare e far comprendere la cultura di ciascun luogo, perché poi gli artisti potessero riflettere, con le opere realizzate per la mostra, su affinità e differenze fra le due regioni di confine per eccellenza, porte verso l’Europa continentale da un lato e l’Africa dall’altro.
CONFINI E DIFFERENZE
Opere dai linguaggi e tecniche diversi ci mettono di fronte alla labilità di nozioni che diamo troppo spesso per scontate, per abitudine o distrazione: l’appartenenza garantita dal documento d’identità, di cui l’altoatesina Claudia Barcheri ingrandisce il logo con scritto “Repubblica Italiana” su rilievi plastici (il logo è sul retro della carta d’identità cartacea, e se ne ignora generalmente l’esistenza); i confini nazionali, luogo di scontro acceso ‒ soprattutto in questo momento ‒ che corrispondono, nella realtà, alle pacifiche spiagge e scogliere fotografate dall’altoatesino Cristian Martinelli attraverso la sua peculiare “macchina fotografica”, un cubo di 8 metri cubi dalle pareti specchianti che produce copie uniche; i sistemi di unità di misura preunitari nell’installazione del siciliano Ignazio Mortellaro, tracce di differenze che oggi ci appaiono quasi incomprensibili e che portano a riflettere su tutti quei vantaggi scontati e invisibili dati dall’unità ‒ italiana ed europea.
IDENTITÀ E DIALOGO
Gioca con un’identità che cancella le differenze l’installazione dei siciliani Studio++, Navigare, una serie di cartoline tratte da fermi immagine di una webcam collocata sulla prua di una nave da crociera internazionale, immagini che a colpo d’occhio appaiono molto simili fra loro, ma che sono in realtà riprese nei luoghi più disparati della terra, dall’Alaska al Brasile; mentre la bolzanina Ingrid Hora compone le differenze fra tradizioni mettendo in dialogo le mungitrici altoatesine e le asinelle di Castelbuono, in due allegri video pop basati sui più noti simboli regionali. A Hora si devono anche le due performance che hanno aperto le mostre e che hanno portato al Museo di Castelbuono le asinelle (presenti anche nel video a Merano), protagoniste di un progetto che ha dato al comune di Castelbuono fama internazionale: nelle strette strade del paese siciliano, le asinelle sono usate dal 2007 come mezzi per la raccolta differenziata porta a porta e ad accompagnarle sono i cittadini che vivono in condizioni di disagio sociale.
Una botta di positività e ottimismo che riafferma la possibilità di dialogo fra regioni dalle tradizioni diverse e che sfuma quei concetti di confine, di “noi” e “loro” già citati nell’opera della Longo, perfetto riassunto della mostra: un muro distrutto a formare la parola LORO, dietro la quale leggiamo però con gli stessi mattoni NOI (e viceversa a Palermo). Un’alterità la cui difficile definizione torna oggi a essere necessariamente ideologica.
‒ Sara d’Alessandro Manozzo
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