Su Sky Arte: l’omaggio a Remo Remotti, artista non convenzionale
Il canale tematico satellitare ricorda l’artista scomparso nel 2015 con un documentario che dà voce alla sua storia creativa e personale. Narrata dallo stesso Remotti e dalle persone a lui vicine
Giovedì 21 giugno, nell’anniversario della scomparsa, andrà in onda su Sky Arte HD il documentario intitolato a un artista italiano allergico a facili etichette e a rassicuranti convenzioni. Ho rubato la marmellata ‒ Vita di un artista politicamente scorretto, la pellicola diretta da Gioia Magrini e Roberto Meddi, ripercorrerà l’esistenza di Remo Remotti, autore irriverente che ha saputo attraversare e fare propri i diversi linguaggi dell’arte, dalla pittura alla musica, dal cinema alla letteratura, fino a raggiungere il teatro e la performance, conquistando un ruolo di primo piano nel circuito culturale capitolino lontano dal mainstream.
La vita artistica e professionale sarà evocata da una serie di aneddoti e ricordi dello stesso artista, tratti dalla documentazione raccolta da Meddi nel corso degli anni, dai materiali d’archivio dell’Istituto Luce e dalle testimonianze dello scrittore Michele Serra, del critico d’arte Gianluca Marziani, del drammaturgo e regista Giampiero Solari, dell’attore e regista Massimiliano Bruno, nonché della moglie di Remotti, Luisa Pistoia, e della figlia Federica.
I RICORDI
Nei suoi racconti Remotti narra la sua infanzia a Roma durante il fascismo, il suo rapporto con la madre vedova che lo voleva laureato in legge e sperava per lui in un futuro di dirigente d’azienda, la sua fuga in Perù, deluso dalla Roma borghese degli Anni Cinquanta, la scoperta dell’arte, la sua esperienza nella Berlino delle rivolte studentesche nel ’68, i ricoveri in manicomio, il suo amore per le donne, il mestiere di attore, dapprima in teatro, grazie all’amico Renato Mambor, e poi al cinema, con registi del calibro di Marco Bellocchio, Nanni Moretti, Francis Ford Coppola, il controverso legame con Roma, città amata e odiata e fonte di ispirazione per Mamma Roma addio, la sua poesia-invettiva forse più famosa, in cui vengono elencati tutti i difetti della Roma Anni Cinquanta.
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