Scolpire la materia. Eliseo Mattiacci a Firenze

Forte Belvedere, Firenze ‒ fino al 14 ottobre 2018. La città toscana dedica un omaggio riuscito all’opera di Eliseo Mattiacci. Esponendo una selezione di lavori di grande impatto.

Mattiacci sa sottrarre peso alla materia, sa farla respirare e librarsi leggera nell’aria in cui vive”. Scritte nel 1991 da Giuliano Briganti in occasione di una personale al museo di Capodimonte, queste parole si adattano perfettamente a Gong, l’antologica di Eliseo Mattiacci (Cagli, 1940), al Forte Belvedere. Curata da Sergio Risaliti grazie a una felice e fondamentale collaborazione dello Studio Eliseo Mattiacci, la mostra appare come una delle più riuscite mai dedicate all’artista, in una cornice che si addice in maniera perfetta alla natura più intima del suo lavoro.
Una decina di sculture posizionate all’aperto nei giardini del Forte, che ha visto susseguirsi in tempi recenti gli alberi in bronzo di Giuseppe Penone, le sagome in metallo di Antony Gormley e i protagonisti del mondo fantastico di Jan Fabre. Mattiacci propone invece una rigorosa ed essenziale cosmogonia, un silenzioso universo di astri e pianeti che convivono in armonioso equilibrio. “Mi piacerebbe lanciare una mia scultura in orbita nello spazio. Sarebbe un bel sogno sapere che lassù gira una mia forma spaziale”, confessa l’autore delle undici opere in acciaio corten collocate nel giardino del Forte Belvedere come Vie del Cielo (1995), Colpo di Gong (1993) o Equilibri precari quasi impossibili (1991), che ha ispirato il testo di Briganti.

Eliseo Mattiacci, Segno Australe (Croce del sud) 1991. Forte di Belvedere, Firenze 2018. Photo Simona Fossi

Eliseo Mattiacci, Segno Australe (Croce del sud) 1991. Forte di Belvedere, Firenze 2018. Photo Simona Fossi

LE OPERE

All’interno del Forte, insieme ad alcune opere storiche di grande rigore espressivo come Trucioli e calamita (1968-69) e l’installazione Recupero di un mito, mai più esposta dal 1971, quando venne presentata alla galleria L’Attico, sono esposti per la prima volta sessanta disegni di Mattiacci, che permettono di approfondire l’immaginario dell’artista. Così il primo piano del Forte permette di seguire l’evoluzione della ricerca dello scultore attraverso una serie di disegni allestiti in maniera impeccabile, che vanno dagli studi per le performance degli Anni Settanta a Predisporsi ad un capolavoro cosmico-astronomico (1981-82) fino ai Corpi Celesti (2005-2015). Una produzione ampia e in buona parte inedita che la mostra ha il merito di aver portato alla luce, in un percorso espositivo che prosegue al Museo del Novecento, dove sono esposte altre opere: la scultura Per Cornelia (1985), dedicata alla figlia, il grande disegno Occhio del cielo (1985) e il video Richiami (1972), presentato al pubblico per la prima volta. “Una traiettoria di coerenza e libertà esemplari” ‒ scrive Risaliti ‒ “di generosa resistenza e di lirica potenza”, che questa mostra sottolinea con puntuale precisione, senza incertezze o sbavature.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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