Paesaggi globalizzati. Filippo Minelli a Piacenza
UNA, Piacenza ‒ fino al 28 luglio 2018. Il paesaggio e le sue espansioni nell’era della globalizzazione. “Paysage” di Filippo Minelli ve in mostra nella galleria piacentina.
Filippo Minelli (Brescia, 1983; vive fra Barcellona e Asuncion in Paraguay) ha iniziato negli Anni Novanta come graffiti writer installando fin da subito un rapporto diretto con lo spazio pubblico. Propensione, lo sconfinamento verso l’aperto, che si è andata ad arricchire nel tempo di tracce e documenti grazie a un peregrinare conscio e simbolico col quale ha valicato le barriere delle nazionalità. Assiduo intercettatore delle variabili cui l’identità è sottoposta in Russia, Mauritania, USA, Mali, Sud Corea, Mongolia, Paraguay, Cambogia, Bhutan, Europa, ha segnato le tappe del suo percorso intercontinentale in una sorta di diario di viaggio, un’analisi dei sistemi comunicativi, della propaganda e delle modalità con cui queste dinamiche si snaturano in base alle regioni in cui vengono applicate.
LA MOSTRA
Con Paysage la galleria piacentina UNA inaugura la sua attività raccogliendo quindici anni di travalicamenti nei panorami contemporanei di Minelli. Nella proposta vi è l’indagine sia della totalità dei linguaggi adoperati, quali installazioni, fotografie, sculture, stampe tridimensionali, scannerizzazioni, sia dei mutamenti che la globalizzazione ha provocato nel paesaggio invadendo la persona con la produzione massiva tipica della virtualità del web. Il suo particolare, eterogeneo codice espressivo in taluni casi si confà alla ricerca del senso della parola nel contemporaneo, in altri allo studio della produzione di significati data dalla sovrapposizione casuale tipica di Internet (la serie fotografica Senza titolo) o in altri al silenzio analizzato con le performance pubbliche Silence/Shapes, oppure CMP B/B (2004-2018), l’installazione che raccoglie diversi tipi di materiali reperti dei suoi viaggi, quali marmi italiani, calchi di scarti paraguaiani, una bandiera con un’immagine della Thailandia, un paletto stradale rovinato, una stampa 3D di una teiera del Bhutanese.
ESTRATTI DI VITA
Ogni opera è quindi un estratto di vita che, nell’insieme multiforme di Paysage, vira verso un’espressione mai astrusa e talvolta imbevuta di un certo quieto lirismo. Allo spazio della galleria è conferito il compito di rendere percepibili i significati degli spostamenti dell’artista, aprendo allo spettatore gli accessi alle acute sfumature di senso e alle peculiari linee tematiche per assimilare i significati di quelle che sono le condizioni odierne del vivere moderno.
‒ Domenico Russo
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