Emilio Isgrò incontra Osvaldo Licini. Nelle Marche
Casa Museo Osvaldo Licini, Monte Vidon Corrado ‒ fino al 4 novembre 2018. Una mostra affascinante mette in dialogo la poetica contemporanea di Emilio Isgrò e la memoria creativa di Osvaldo Licini.
Grazie a una giunta comunale illuminata, capace di conservare e potenziare il proprio patrimonio culturale (immateriale e materiale), Monte Vidon Corrado – paese che ha dato i natali a Osvaldo Licini e che al momento ospita non solo un effervescente Centro Studi, ma anche una Casa Museo in cui è possibile rivivere l’atmosfera quotidiana dell’artista, rileggere nei paesaggi i colori della sua pittura, sentire sulla pelle il calore di un passato brioso e frizzante – è avamposto privilegiato d’un racconto dell’arte sempre più aperto, dinamico, proiettato sul presente e sulle sue presenze. Questo anche (e soprattutto) per opera di Daniela Simoni, presidente e direttrice del “polo liciniano”, che negli anni ha organizzato un impeccabile progetto di riorganizzazione filologica della Casa Museo (la ristrutturazione è ineccepibile tanto quanto la ricostruzione degli ambienti) e un palinsesto di eventi culturali il cui nucleo assume il confronto, la partecipazione attiva, il dialogo felice con il panorama internazionale.
UN CONFRONTO ENTUSIASMANTE
A sessant’anni dalla scomparsa di Osvaldo Licini, Simoni propone oggi, in dialogo con Marco Bazzini (curatore dell’Archivio Emilio Isgrò, Milano), un nuovo entusiasmante progetto che delinea una conversazione creativa tra l’artista degli angeli ribelli e Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Grotto, 1937), appunto, padre di un pensiero che ha voluto cancellare per ricordare.
Divisa tra il Centro Studi e la Casa Museo, l’opera di Isgrò è, in questo percorso fatto di segni, gesti, parole e pensieri, lettera a un racconto, missiva dove la scrittura e la cancellatura azzerano la distanza tra i due artisti per generare contatti, connessioni, gustose fantasie d’avvicinamento.
OPERE E DIALOGHI
Se nel Centro Studi alcune opere dialogano con quelle di Licini – tra queste c’è Il modello del dubbio permanente (2013), la Cancellatura a Elisa (1984), Il Go (1972), l’Enciclopedia Treccani Vol. XX (1970) – per creare una duplice atmosfera riflessiva e offrire al pubblico alcuni apparati didattici mediante i quali apprezzare poetiche strette al filo sottile d’un nucleo creativo che unisce il mentale al manuale, il filo dal fare al pensiero sul fare, nella Casa Museo il percorso si fa sonoro: e richiama alla memoria quel gioco proposto da Mozart con Der spiegel, partitura che può essere letta da ambedue le parti dello spartito e che permette ai due violini (Duett für zvei Violinen) di posizionarsi comodamente l’uno di fronte l’altro. Qui Merda (1950) di Licini, un mare bluastro accarezzato da un cielo azzurrino, è squisitezza ironica, visione optofonetica.
Nelle vecchie cantine, ristrutturate e adibite a elegante spazio espositivo, la voce è tutta dedicata a Isgrò, al suo itinerario intellettuale, a una grammatica – meravigliosi, nel percorso, Annarita (1973) e la Storia rossa (1979) – che non smette di proteggersi dall’arte e dalla pioggia.
‒ Antonello Tolve
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati