In ricordo di Jolanda Spagno, artista barese scomparsa all’età di 51 anni
Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Bari, dove insegnava, Spagno nel corso della sua carriera ha partecipato alla XIV Quadriennale di Roma e alla 54esima Biennale di Venezia. Ecco come la ricorda Marilena Di Tursi
Una faccia schietta, con gli occhi luminosi e lo sguardo sagace, racchiusa nell’intelligenza di un ovale perfetto. Era così il volto di Jolanda Spagno, artista barese scomparsa a 51 anni, apparentato alle figure femminili oggetto dei suoi eleganti disegni, bloccate in una geometrica bellezza in cui tendeva somaticamente a mescolarsi con autoritratti non del tutto palesati. Ritratti destinati a sdoppiamenti, assegnati a perenni sfocature, ottenute con ombre sapienti, con l’ausilio di lenti deformanti o con dispositivi ottici da cultori d’antan, come la sua mai abbandonata manualità. D’altri tempi solo di rimando.
L’ARTISTA
La sua ricerca è stata, infatti, tutta contemporanea, una rigorosa riflessione sulla percezione, mai diretta ma interposta, sempre inficiata da aloni, da distanze che diventano metafora di un’impossibile lettura del mondo, e consentono allo sguardo di spostarsi su territori onirici. Paesaggi desolati, atleti minuscoli che incontrano deserti, distese di ghiaccio, algide sospensioni spaziali e temporali prendono vita con edotti tratti di grafite per splendere di un mimetico realismo bianco/nero, subito contraddetto dai supporti laminati o dalle lenti. Un verismo corretto con cancellazioni o con particolari sottratti, ritoccato con distorsioni, con reiterazioni, vicini a effetti 3D. Come i grandi volti femminili, ieratiche presenze a volte intervallate da inserti astratti, certosini montaggi e smontaggi di un unico e ossessivo spiazzamento visivo. Atmosfere lunari, nel più didascalico casco da astronauta, con tanto di ritratto di Valentina Tereskhova, o in un Artico mentale, esasperatamente raffreddato da chiaroscuri slavati, da rarefazioni estreme prossime a evanescenze o a fatali scomparse.
LA FORMAZIONE
Formatasi all’Accademia di Belle arti di Bari, dove insegnava, era emersa da subito tra gli artisti della sua generazione riuscendo a superare il contesto locale per assicurarsi partecipazioni a rassegne importanti come la XIV Quadriennale di Roma, la sezione Puglia del Padiglione Italia per la 54esima Biennale di Venezia, e in istituzioni e gallerie private (di recente anche in Cina). Sin dagli esordi ha affidato il suo lavoro al disegno, fragile solo in apparenza, che mostrava invece un vigore inquieto nel tentativo di moltiplicare i punti di vista per aprire lo sguardo al paradosso dell’ambigua realtà.
– Marilena Di Tursi
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