Land art in una riserva naturale del Carso goriziano. I monumentali segni rossi di Joshua Cesa
Due vele rosse, alte 4 metri e lunghe 30 e 36 metri, sono i “Segni” dell’artista Joshua Cesa: un’opera ambientale nella riserva naturale dei laghi di Doberdò fruibile da più angolazioni per 30 giorni da ottobre
Presto sorgerà, nel cuore del Carso goriziano, storicamente teatro di violente battaglie durante la Prima Guerra Mondiale, un intervento di Land art. Si tratta di Segni, un’opera ambientale dell’artista Joshua Cesa (Monfalcone, GO, 1986), noto per la sua poetica artistica che unisce architettura, digitale e arte contemporanea installativa, sperimentando sul tema del conflitto per condividerne la memoria. In questo caso l’artista vuole rendere visibile un frammento di quel confine con l’Est, che lungo i secoli ha diviso le popolazioni della frontiera orientale, anche costringendole all’assunzione di identità imposte, attraverso un segno artistico. “I segni di confine sono infatti stati spostati a più riprese durante le guerre mondiali, dividendo le genti e forzando la popolazione sopravvissuta all’assunzione di identità nazionali”, dice Cesa che realizzerà due monumentali segni rossi, dalle forme spigolose rivestite di tessuto – quindi effimere perché destinate a consumarsi nel tempo -, nella riserva naturale dei laghi di Doberdò che si trova al limite occidentale dell’altopiano carsico, in provincia di Gorizia. Per una durata di 30 giorni, a partire dal 20 ottobre 2018 fino al 18 novembre 2018, il visitatore avrà la possibilità di fruire liberamente dell’opera composta da due vele, alte più di 4 metri e lunghe rispettivamente 30 e 36 metri, da diverse prospettive: quella da vicino, che permetterà di percepire la natura cinetica dell’opera, quella dall’interno, e quella aerea, visibile dal promontorio della riserva naturale, punto dal quale si potrà cogliere il dinamismo delle forme che punta verso il mare. Collocata sull’altopiano del Carso, in corrispondenza di Doberdò, l’installazione si trova, infatti, a 92 m sul livello del mare, a pochi chilometri dal Lago omonimo, sulla strada che congiunge Monfalcone e Ronchi dei Legionari al Vallone ed a Gorizia, e sarà sottolineata dal colore rosso del tessuto. Un modo per riprendere l’aspetto cromatico del paesaggio circostante, caratterizzato da un Cespuglio Carsico detto Sommaco, cui è legata una memoria storica importante: si dice che le sue rosse foglie autunnali siano, infatti, il sangue degli antichi caduti che riaffiora dall’altopiano.
– Claudia Giraud
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