Correva l’anno 1968: il Movimento a Milano, Gibellina, la morte di Pascali, Fontana, Leoncillo

Nuovo episodio di “Correva l’anno”, la rubrica settimanale di Artribune che racconta i fatti dell’arte del passato. Con un occhio all’attualità. Questa volta parliamo del 1968.

Sciopero degli operai della Pirelli in Piazza Duca D'Aosta, Milano, 1970, Archivio Uliano Lucas

Sciopero degli operai della Pirelli in Piazza Duca D’Aosta, Milano, 1970, Archivio Uliano Lucas

Nel corso del 2018 in tutto il mondo si è ricordato con varie esposizioni ed eventi l’anniversario della nascita del Movimento del ’68: un moto di protesta che ha gettato le basi per il riconoscimento dei diritti sociali e civili di cui si gode oggi in Europa e in Occidente in genere, e che nella sua portata ed estensione fu globale (San Francisco, New York, Parigi, Praga, Tokyo tanto per citare alcune delle città principali dove si sviluppò). Ora, il cinquantenario sta per volgere al termine, ma c’è ancora tempo per una mostra celebrativa. Come quella che si sta per inaugurare nel capoluogo meneghino, dal titolo Un grande numero. Segni immagini parole del 1968 a Milano, a cura di Fondazione ISEC, in programma dal 2 al 22 ottobre 2018 negli spazi dell’ex Ansaldo: al centro c’è la narrazione della storia del Movimento, tra Milano e il resto del mondo, attraverso le diverse forme di comunicazione elaborate in quegli anni di grande fervore creativo. Ma cos’altro è successo di preponderante nell’arte in quello scorcio di fine anni ’60? Dal famoso episodio dell’occupazione della Triennale di Milano (e anche della Biennale di Venezia) da parte di studenti, operai e intellettuali; al terremoto nel Belice e a Gibellina sulle cui macerie è nato poi il famoso Cretto di Alberto Burri; alla morte, a distanza di pochi giorni nel mese di settembre, di Pino Pascali, Leoncillo e Lucio Fontana, ecco una selezione di alcuni fatti d’arte da ricordare…

– Claudia Giraud

LA TRIENNALE OCCUPATA

mostra da Base Milano

mostra da Base Milano

La scelta del titolo della mostra da BASE Milano, Un grande numero, riprende il tema centrale della XIV Triennale del 1968, che proponeva una lettura critica dei temi della massificazione, intesi come un limite per l’arte, l’architettura, l’urbanistica, l’artigianato, la produzione industriale. Nonostante l’approccio attento ai problemi contemporanei, la mostra il 30 maggio, a poche ore dall’inaugurazione, fu occupata da studenti, operai, artisti e intellettuali di primo piano, come Ernesto Treccani, Arnaldo e Giò Pomodoro, Enzo Mari, Arturo Schwarz e si dovette posticipare l’apertura al mese seguente.

IL TERREMOTO NEL BELICE E IL GRANDE CRETTO DI BURRI A GIBELLINA

The Dance of the Living Stones photo by Pietro Alfano

The Dance of the Living Stones photo by Pietro Alfano

Nel mese di gennaio del 1968 ebbe inizio in Sicilia occidentale un lungo periodo sismico che terminò nel mese di febbraio del 1969, caratterizzato da numerose scosse, le più forti delle quali si verificarono tra il 14 ed il 25 gennaio 1968. In particolare, nella notte del 14, si verificò una scossa violentissima che colpì la Valle del Belice, dove subirono danni gravissimi Gibellina, Salaparuta, S. Ninfa, Montevago, Partanna, Poggioreale e Santa Margherita Belice, compresi nei territori delle province di Trapani ed Agrigento. Da quella tragedia, nacque in seguito una grande opera d’arte. “Andammo a vedere il luogo dove sorgeva il vecchio paese di Gibellina”, raccontò all’epoca Alberto Burri. “Era quasi a venti chilometri da quello ricostruito… Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento”. Nacque, così, il Cretto di Burri o di Gibellina, una delle opere di land-art più estese al mondo (circa 12 ettari), realizzato dall’artista umbro tra il 1984 e il 1989 sulle macerie della città di Gibellina, distrutta dal terremoto del Belice. Ora, dopo il successo della mostra milanese e di quella ragusana, quella toccante opera rivivrà al Museo Civico di Noto nell’esposizione, a cura di Angelo de Grande, che inaugurerà il prossimo 6 ottobre. E lo farà nelle centinaia di foto scattate durante i giorni delle riprese del video The Dance of the Living Stones che ha trasformato l’opera di Burri in un colossale rito catartico.

https://vimeo.com/205536288

LA MORTE DI PINO PASCALI, LEONCILLO E LUCIO FONTANA

Leoncillo e Fontana incontro a Milano 1960

Leoncillo e Fontana incontro a Milano 1960

Nel settembre del 1968, nel momento culmine della contestazione sociale giovanile, che invadeva per la prima volta anche gli spazi artistici istituzionali, come la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano, preparando di fatto il terreno per una svolta nel campo delle arti visive, morivano a ruota, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, tre dei maggiori artisti italiani del Novecento: Leoncillo Leonardi (3 settembre), Lucio Fontana (7 settembre) e Pino Pascali (11 settembre). Di Pascali si è concluso appena ieri il dialogo visivo tra l’artista pugliese e Claudio Cintoli, ospitato dalla Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, e curato da Ludovico Pratesi; mentre è ancora in corso fino al 20 ottobre presso il Museo Rometti a Umbertide, la mostra Barocco e Barocchetto: Materia e colore nelle sculture di Lucio Fontana e Leoncillo Leonardi, dedicata ai due maggiori scultori italiani del dopoguerra.

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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