La seconda volta della galleria Casoli De Luca. 100 pezzi di Duchamp e un’opera inedita a Roma
Abbiamo incontrato i galleristi che ci hanno raccontato in anteprima la mostra dedicata a Duchamp che apre il 13 ottobre nella Capitale. E svelato qualche progetto per il futuro.
La seconda volta della galleria di Sergio Casoli e Mattia De Luca. Il primo è uno storico gallerista di artisti come Burri, Fontana, Melotti, e con un percorso notevolissimo fatto di incontri, occasioni, aperture e chiusure, che abbiamo raccontato ampiamente qui, il secondo 32enne romano, esponente di una nuova generazione rampante dell’arte di giovani competenti, ambiziosi, coltissimi e pieni di iniziativa (un altro esempio, a Milano, è quello del collega Tommaso Calabro). Sono trascorsi 17 anni da quando Casoli aveva chiuso il proprio spazio a Milano. Poi altre avventure e finalmente la nostalgia e l’opening, la scorsa primavera, a Palazzo Albertoni a Roma, in uno dei più begli studi di Mario Schifano. “A Sergio mancava molto questo lavoro… l’allestimento, organizzare le mostre…ha una mente geniale, è creativo, ha bisogno di questi stimoli”, ci confessa Mattia un po’ sottovoce.
LA MOSTRA
La mostra che aveva inaugurato lo spazio era dedicata a Francesco Lo Savio, storia tragica di un artista scomparso a soli 28 anni, ma che nel corso della sua breve vita, forse consapevole implicitamente del poco tempo a propria disposizione, aveva prodotto opere raffinatissime e geniali. La seconda volta, opening il 13 ottobre 2018, è parimenti ambiziosa, dedicata com’è al padre dell’arte contemporanea: Marcel Duchamp. Si intitola By or of Marcel Duchamp or Rrose Sélavy, una prova coraggiosa e muscolare che pone all’attenzione del pubblico un corpus di opere, serigrafie, cataloghi, manifesti, disegni, provenienti da una collezione privata del Nord Italia. Oltre 100 opere e pezzi importanti: tra questi la famosa Porta: II rue Larrey, del 1927, pezzo unico, – è il solo ready made a non aver avuto edizioni successive – e mai presentato a Roma prima. Ma ci sono altre opere protagoniste, da La boîte verte, il contenitore, in due versioni, che racchiude tutti i segreti per la realizzazione del famoso Grande Vetro, oggi conservato al Philadelphia Museum of Art, oppure La Boîte en-valise. Ma tutta la mostra è un tuffo nel passato e nell’opera di Duchamp. “La prima cosa che abbiamo installato è stata la Porta e il resto è stato tutto molto naturale, nonostante la grande quantità di pezzi in mostra”. Non mancano le fotografie: di Mulas, Man Ray, Duchamp e la collezione completa delle acqueforti per la realizzazione del Grande Vetro. Una mostra da museo, dunque, anche se ovviamente con risvolti commerciali: “ci piacerebbe”, ci spiega Mattia, “non scorporare la collezione, ma venderla per intero ad una istituzione”. E noi speriamo che ci sia la giusta concorrenza per accaparrarsela.
UN BILANCIO
“Il bilancio è molto positivo. Siamo veramente felici di venire la mattina qua, di stare qui, avere amici che vengono a trovarci. Di fare una cosa bella, per l’arte, per noi. Per ora sembra che ci stiamo riuscendo speriamo di continuare così”, ci spiega Mattia De Luca quando gli chiediamo come sono stati questi primi mesi di lavoro a Roma. C’è soddisfazione per il grande collezionismo internazionale che gira nella Capitale e anche per quello nostrano. I progetti futuri non mancano e fanno pensare ad un’apertura contemporanea: “vorremmo almeno una volta all’anno dedicare una mostra ad un artista vivente, anche se il nostro core rimarrà l’arte moderna”. Resta un punto scoperto ed è quello delle fiere. “In realtà”, ci confessa Mattia, “non c’è in programma di fare le fiere, ci piace molto l’idea di mantenere l’approccio della “vecchia” galleria. Forse faremo una fiera italiana, perché siamo italiani, ma vogliamo restare soprattutto un punto di incontro, dove vedersi, scambiarsi opinioni, trovarsi con un approccio appassionato. L’idea di inseguire il collezionista è molto contemporanea, certo, ma è poco romantica. E noi siamo romantici”.
-Santa Nastro
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