Ritrovamenti e libertà. Carla Accardi a Brescia e Milano
Galleria Francesca Minini, Milano ‒ fino al 10 novembre 2018 // Galleria Massimo Minini, Brescia ‒ fino al 17 novembre 2018. La grande personale, allestita presso le gallerie Massimo Minini a Brescia e Francesca Minini a Milano, presenta opere provenienti dalla collezione personale dell’artista e concesse dall’Archivio Accardi Sanfilippo di Roma. Una mostra che spezza il passo dell’astrazione pittorica.
L’ultima antologia pittorica dedicata a Carla Accardi (Trapani, 1924 – Roma, 2014) si è aperta a quattro giorni di distanza, tra Milano e Brescia, segnando due diversi capitoli retrospettivi, aperti sul suo percorso storico. Il 18 settembre presso la galleria Francesca Minini a Milano e il 22 settembre presso la galleria bresciana di Massimo Minini, l’artista siciliana, allieva di Consagra e amica, fra gli altri, di Turcato, Perilli e Dorazio, è stata presentata con lavori che ripercorrono interamente la pittura astratta, che scaturisce dalla sua completa dedizione alla deriva dell’automatismo segnico. I lavori installati tra Brescia e Milano lasciano ben intravedere due differenti selezioni, approntate in base a criteri puramente personali, da parte dei due galleristi – criteri che evitano i precetti cronologici o stilistici.
A BRESCIA
A Brescia, i lavori prodotti tra il 1966 e il 2010 includono anche estensioni scultoree che si posizionano al centro di una sala come le cortine de l’Armadio Inutile (2001) che sembrano, idealmente, infittire le loro trame con la tela istoriata di Improvviso n.1 (2008) e con i frammenti policromi di Segni e forme (viola, verde, arancio, violetto, blu, giallo, verde scuro, turchese) del 2007.
Nella stessa sala, un trittico ipotetico colpisce per l’impressionante compattezza gestuale e per la capacità di definire la ritmicità di un processo pittorico non lineare: si tratta di Rossoblu (1965), della gouache Oro verde su cartone (1966) e della tempera Azzurroargento (1969). Più affinati, invece, i Bianco su nero del 1982 e 1983 spostano insidiosi sullo sfondo nero giochi di luce e di contorni che sembrano frutto di una sola linea tracciata ininterrottamente.
A MILANO
Il nodo di raccordo, presente nella quarta stanza della galleria di Brescia, con l’esposizione di Milano è dato dalle sculture bi-crome su plexiglas illuminate dall’interno (Verde rosa, Rosa verde, Giallo azzurro, Arancio azzurro e Arancio viola) che si accendono (Viola giallo, Giallo viola e Verde rosa) anche nella galleria di via Massimiano. Dal 1965, infatti, Accardi prosegue la sua ricerca anche su cilindri e coni realizzati con un materiale plastico trasparente chiamato sicofoil, poi utilizzato come rivestimento per tele monocrome o avvolto su nudi telai.
Da Francesca Mini, la terza dimensione viene maggiormente indagata attraverso un’installazione di grandi dimensioni come il rivestimento a terra in feltro stampato che invade la sala d’ingresso (Pavimento 2009-10); intervento che attira a sé, facendoli gravitare, tanto la tela Giallo rosa (2004) quanto il suo gemello Bianco nero dello stesso anno e dimensioni.
‒ Ginevra Bria
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