Il libro dello splendore. Filippo di Sambuy a Torino
Photo & Contemporary, Torino ‒ fino al 27 ottobre 2018. Le opere di Filippo di Sambuy restituiscono un personale approccio alle tematiche religiose, evocando estetiche differenti.
Lo Zohar – il Libro dello Splendore – rappresenta un fondamentale documento della spiritualità giudaica, il capolavoro della Qabbalah; non da considerare come una superstizione, ma da inserire in un più grande disegno di storia filosofica e delle religioni. Esso ha determinato lo sviluppo delle convinzioni religiose nell’ambito delle cerchie ebraiche più sensibili ai temi sacri; dal 1300 al 1800 ha costituito un fondamento di dottrina e rivelazione autorevole quanto la Bibbia e il Talmud.
Filippo di Sambuy (Roma, 1956) mette a punto dieci quadri (tecnica mista) non solo per celebrare nel loro incanto perpetuo i testi sacri, ma anche per offrire un’alternativa di teoria della narrazione ecclesiale, con una sintesi alle volte esasperatamente sentita – altre volte in apparenza rapida ma realmente fluente e vivificatoria. Con “profondo interesse intorno alla genesi dei simboli nelle varie religioni”, Sambuy declina una personale idea di Dio come principio unificatore – la temerarietà del gesto rispetta la religione e al contempo ne indaga le cause, gli atteggiamenti, le mancanze, gli abbandoni e le remissioni. In un’astrazione “lirico-geometrica” – spesso combinata con affascinanti risonanze figurative classiche e post-prospettiche – l’artista raccoglie istantaneamente un rinnovato lessico divino primordiale: il vento, il respiro, il soffio.
‒ Federica Maria Giallombardo
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