Leggere agitazioni. Laura Lima a Milano
Fondazione Prada, Milano ‒ fino al 22 ottobre 2018. Per i visitatori una partita a scacchi inaspettata in un paesaggio espositivo enigmatico. Scacco matto?
Con Horse Takes King, in mostra presso la sede milanese di Fondazione Prada, Laura Lima (Brasile, 1971) offre la sua personale versione di Slight Agitation, progetto espositivo biennale a cura del Thought Council di Fondazione Prada – di cui fanno parte Shumon Basar, Elvira Dyangani Ose e Dieter Roelstraete – e ispirato al movimento della marea, che diventa metafora di un ventaglio eccentrico di interventi.
Obiettivo comune dei quattro capitoli proposti a partire dal 2016 da artisti di calibro internazionale è la ricerca concettuale di “une légère agitation”, libera e raffinata interpretazione dell’espressione coniata dallo storico francese Fernand Braudel in riferimento alle maree del Mediterraneo, che mira agli effetti dell’opera sullo spettatore in termini di influenza psico-fisica. Nell’ordine, negli ampi spazi industriali della Cisterna del distretto meneghino, si sono alternate le commissioni site specific di Tobias Putrih (il progetto 1/4 era incentrato sulla politica dell’emancipazione), di Pamela Rosenkranz (l’edizione 2/4 è ricordata per la forte carica multisensoriale e immersiva) e del collettivo austriaco Gelitin (Slight Agitation 3/4 e la dissacrante sovversione della retorica associata agli archetipi architettonici classici). L’ultima fase della rassegna, già dal titolo – letteralmente “cavallo mangia re” – rimanda a una dimensione ludica e illusoria: il gioco degli scacchi fa da cornice ideale alle installazioni dell’artista brasiliana Laura Lima, che ha concepito per gli ambienti della Cisterna tre esperienze a sé stanti e al contempo connesse, allineate secondo la configurazione nota in astronomia come “sizigia”, propria di tre corpi celesti in un sistema gravitazionale.
TEMPO E MORTE APPARENTE
Ad accogliere i visitatori, partendo dalla sala del lato sinistro, è Telescope (2018), con le sue scale di ferro verticali che ridisegnano lo spazio attraverso itinerari surreali e vertiginosi fino al soffitto, dove un telescopio è messo a disposizione del pubblico, invitato altresì a seguire i seminari di astronomia in programma ogni giorno. Segue al centro dell’edificio Pendulum (2018), con la riflessione sul Tempo: la copia di un dipinto di Salvador Dalí, Pescador al Sol (1928), è montata su un’asta di grandi dimensioni, che oscilla “con isocrona maestà” – direbbe Umberto Eco – ripetendo il movimento incessante del pendolo di Foucault. Nella sala di destra, invece, non si vorrà disturbare il sonno o lo stato di morte apparente di una misteriosa creatura alata, Bird (2016), immagine sacra e inquietante, quasi una fenice postmoderna, la cui presenza solleva in silenzio l’introspezione.
TENSIONE CREATIVA
In generale, un’atmosfera metafisica sembra avvolgere gli ambienti, delineando un territorio sospeso in cui si attiva una sorta di inquietudine spaziale, che genera un processo di spaesamento sottile ed enigmatico. La visione della triade, onirica e reale insieme, fluttua tra piani di lettura multiformi, indecifrabili in ultima istanza secondo le intenzioni della stessa artista. Come ben evidenziato dalla curatrice Elvira Dyangani Ose, “il linguaggio della patafisica, ovvero la legge che governa le eccezioni, una scienza impossibile da definire”, è all’origine del progetto Horse Takes King, in cui è mutuata “l’inutilità di un gioco di possibili impossibilità per dare vita a un’opera che rifiuta ogni interpretazione”. Regina oscura e indiscussa si conferma Laura Lima, che orienta la tensione creativa in diverse direzioni attraverso l’interazione imprescindibile e assoluta con l’osservatore-pedina, a cui non rimane che l’en-passant.
‒ Domenico Carelli
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