Le avventure apatiche di David Vetter. Riccardo Previdi a Torino
Quartz Studio, Torino ‒ fino al 27 ottobre 2018. La storia di un bambino costretto a vivere in una bolla diventa un mezzo per parlare dell’apatia delle nuove generazioni. Attraverso l’opera di Riccardo Previdi.
Ci sono due versioni. La prima è di natura, per così dire, “storiografica” e scientifica: David Philip Vetter (1971-1984) era un bambino che soffriva di diversi e rari disturbi di immunodeficienza (SCID – severe combined immunodeficiency) e perciò è stato costretto a vivere all’interno di una vera e propria bolla di gomma che gli impediva ogni contatto con il mondo esterno – perfino la NASA si interessò al suo caso, progettando una tuta sterilizzata che gli permettesse maggiore movimento, senza particolari riscontri positivi. La sua vicenda fece un grande successo, soprattutto in tv.
La seconda – che funge da chiave interpretativa per Riccardo Previdi (Milano, 1974) e che per Quartz è senza dubbio più interessante – rappresenta, in un’installazione dall’impatto accattivante, una raffigurazione dell’apatia – dei giovani, del nostro tempo, delle politiche di frontiera, del bullismo sui social, delle relazioni complicate con l’altro sesso, del rapporto amicale adolescenziale – generata dalle condizioni contingenti contemporanee. L’opera più che mai resta in attesa di essere compresa prima che applaudita: nelle molteplici possibilità rinnovate del soggetto immaginario (che purtroppo non sono integrabili con quelle del soggetto esistito nella storia), l’osservatore partecipa a un moto consolatorio comunitario. Una scelta completamente libera di modificare la narrazione. L’apatia del reale si risolve nell’abbraccio dell’esperienza.
‒ Federica Maria Giallombardo
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