Inquietanti favole per adulti. Nathalie Djurberg e Hans Berg a Rovereto
Mart, Rovereto ‒ fino al 27 gennaio 2019. Dopo la prima tappa a Stoccolma, il Mart di Rovereto ospita una spettacolare mostra sul duo svedese vincitore del Leone d'Argento alla Biennale di Venezia del 2009. Se ne ripercorre la carriera, dai primi video alle sculture vere e proprie fino alle più recenti installazioni in realtà virtuale.
Una distesa di strambi volatili dai piumaggi colorati, allo stesso tempo allegri e minacciosi, occupa la grande sala del Mart. Alle pareti, cinque video animati in stop motion raccontano storie di aggressività e violenza, mediate dalla tecnica originale di Nathalie Djurberg – che utilizza vivaci pupazzi di plastilina, argilla, fil di ferro, stoffe –, mentre il sottofondo è dominato dalle musiche di Hans Berg. Si tratta di The Parade, scenografica e sorprendente installazione che introduce un “viaggio attraverso il fango e la confusione con piccole boccate d’aria”, come recita la traduzione del titolo della mostra. La monografica rappresenta le varie tappe della ricerca di Djurberg – nella quale sono evidenti gli studi sulla scultura figurativa e classica – che a partire dal 2004 si è arricchita con le opere musicali di Berg, rendendo così possibile la produzione di video grotteschi, dalla forte portata simbolica e allucinatoria con cui i due artisti classe 1978 rappresentano molteplici aspetti di decadenza e di violenza sociale, trasfigurandoli con modalità irreali, ironiche e coloratissime finalizzate a smorzare le naturali reazioni repulsive e di disagio provocate dagli episodi narrati.
I VIDEO DI DJURBERG
Il viaggio tra le perversioni, il sadismo, la brutalità conduce quindi attraverso una serie di opere realizzate da Nathalie Djurberg prima dell’incontro con il musicista, e che il museo propone grazie all’uso di vecchi monitor a tubi catodici, proprio con l’intenzione di richiamare i video delle origini, mentre le successive sale sono ricche di installazioni, sculture e proiezioni su grande scala. Al centro di tutto c’è The Potato, un maestoso tubero-caverna all’interno del quale i visitatori sono invitati a entrare per assistere a tre diverse riflessioni sulla maternità, una sorta di “messa in scena del subconscio, tra abusi e comportamenti compulsivi, ricordi repressi e traumi che riaffiorano in superficie, in cui si afferma l’impossibilità di governare certi impulsi e si evidenzia la bestialità insita nell’animo umano”, come riporta il foglio di sala.
LA FORMAZIONE DEL DUO
L’incontro tra Nathalie e Hans è documentato da The Black Pot, nel quale la parte visuale – realizzata mediante disegni con pastelli a olio, quindi ancora una volta con una tecnica pittorica tradizionale che è tra le caratteristiche peculiari del duo – è stata sviluppata a partire dalla base musicale. Tra gruppi scultorei di coccodrilli e pellicani – fondamentale è l’uso di animali umanizzati – che emergono dal buio e che banchettano silenziosamente, simboli sessuali tempestati di brillantini che fanno da quinte teatrali a un video ispirato agli analoghi musicali hip hop, senza dimenticare una produzione realizzata appositamente per il Mart (Am I Allowed to Step on This Nice Carpet?), i due artisti giungono infine a proporre ai visitatori un’esperienza di realtà virtuale, dopo aver messo in mostra in una bacheca i piccoli, delicati oggetti usati per la base video: ancora un viaggio onirico, stavolta indossando un visore, attraverso ambienti oscuri e con un finale che rimanda all’origine dell’uomo e del mondo.
‒ Marta Santacatterina
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