20 anni senza Gino De Dominicis. Ancona annuncia due eventi omaggio
Nel giorno in cui ricorre il ventennale dalla morte di uno dei più emblematici e controversi artisti del panorama italiano del secondo dopoguerra, Ancona annuncia due eventi omaggio
Nel giorno in cui ricorre il ventesimo anniversario dalla morte di Gino De Dominicis (Ancona 1 aprile 1947 – Roma, 29 novembre 1998) – uno dei più grandi artisti del Novecento – la sua città natale, Ancona, annuncia il suo prossimo omaggio nella primavera del 2019 con due grandi progetti; mentre le due gallerie Gli eroici furori di Milano e Pio Monti di Roma lo celebrano con una installazione sonora. Aspettando questi importanti eventi, e maggiori dettagli su di essi, noi di Artribune abbiamo voluto ricordare uno dei più emblematici e controversi artisti del panorama italiano del secondo dopoguerra, che ha manifestato la propria poetica attraverso tecniche espressive differenti, tanto da definirsi pittore, scultore, architetto e filosofo. E lo abbiamo fatto ricordando in queste righe una piccolissima lista delle sue opere più iconiche. A partire da uno dei suoi capolavori, Calamita Cosmica del 1988, considerata una delle più importanti testimonianze della scultura italiana del XX secolo, oggi rivisitata nelle foto in grande formato, realizzate da Franco Cecchini, ed esposte fino al 6 gennaio 2019 presso il CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, nella città dove l’opera originale è conservata nei locali dell’ex Chiesa della SS.Trinità in Annunziata.
RICORDANDO LO ZODIACO
Non può mancare il lavoro che inaugura il 4 aprile del 1970 la seconda personale di Gino De Dominicis alla galleria L’attico di Fabio Sargentini, uno dei galleristi insieme a Pio Monti, che l’ha sostenuto di più ed esposto in passato: Lo Zodiaco. Concepita come un tableau vivant, l’installazione vede i dodici segni zodiacali, rappresentati da manufatti, esseri umani o animali reali (gran parte dei quali vivi) disposti a semicerchio e presentati al pubblico per cinque giorni. E poi, ancora, il forziere chiuso ermeticamente con un lucchetto che l’artista dona nel marzo del 1970 a Fabiana, figlia di Sargentini, che all’epoca ha un anno, con la promessa di aprirlo non prima dei ventitré anni (gli stessi che ha lui in quel momento); Mozzarella in Carrozza esposta a L’Attico nel 1970, e l’Asta in equilibrio, 1971, esposta da Pio Monti che nel 2015, insieme a Simone Carella, omaggia l’artista intitolando a suo nome il palazzo in cui ha vissuto e lavorato, al civico 66 di via San Pantaleo a Roma.
– Claudia Giraud
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