Arte, politica e sperimentazione. A Palermo nasce lo Spazio Rivoluzione di Adalberto Abbate
L’artista siciliano ha fondato nel centro storico della città, nella piazza in cui divamparono i moti risorgimentali, uno spazio indipendente votato alla ricerca della coscienza politica nell’arte di oggi. Ecco cosa ci ha raccontato in questa intervista
Ricerca, coscienza politica, entusiasmo, sperimentazione, libertà, irriverenza, ma soprattutto indipendenza: pochi ma audaci sono i propositi – si potrebbe quasi considerare un manifesto – che hanno portato alla nascita di Spazio Rivoluzione, spazio espositivo fondato dall’artista Adalberto Abbate (Palermo, 1975) a Palermo, nel cuore del centro storico e di quella piazza chiamata proprio “Rivoluzione” perché, nel 1848, assistette alle sommosse del popolo contro il regno borbonico, in pieno fermento risorgimentale. Al centro della piazza, è la fontana del Genio di Palermo, nume tutelare della città, che riporta l’iscrizione “Questo marmo, simbolo temuto di libertà sottratto agli occhi del popolo dalla inquieta tirannide, il popolo vincitore ripose nel 1860”. Un luogo che trasuda storia e racconti di libertà, lotta e rivoluzione, e che oggi accoglie – in un ex magazzino all’interno di un antico palazzo – uno spazio dedicato all’arte contemporanea che “si autofinanzia per rimanere integro e invulnerabile”, inaugurato lo scorso settembre con Fango, collettiva che vede esposti, oltre a quelli di Abbate, lavori di Jota Castro, Mario Consiglio, Sandro Mele, Calixto Ramirez, Franko B e Santiago Sierra. Abbiamo parlato con Adalberto Abbate, che ci ha raccontato la genesi del suo spazio, i progetti presenti e futuri, la sua idea di arte oggi. E non le ha mandate proprio a dire.
Da dove nasce l’idea (o l’occasione) di aprire uno spazio espositivo nel centro storico di Palermo?
Spazio Rivoluzione nasce dall’esigenza di recuperare entusiasmo e una sana indipendenza comunicativa in una città nella quale le manovre culturali sono spesso in stretto legame con i poteri forti, e a sostegno di affari e corrotte propagande politiche. In una terra come la Sicilia, per troppo tempo gestita da amministrazioni criminose, non si può procedere allacciando nuove connivenze.
Come rapportarsi a questo background?
La storia ci impone di prenderne le distanze e di instaurare con queste un eterno conflitto. Palermo non è Zurigo, non è Monaco di Baviera, non è Milano. Sta a noi rimboccarci le maniche e cominciare a discutere di argomenti seri, lontani da favoritismi o da astuti nepotismi celati dietro parole quali cultura e cambiamento.
Quando è nato Spazio Rivoluzione?
Lo spazio è nato a settembre del 2018 in una delle piazze più importanti di Palermo, piazza della Rivoluzione, che nel 1848 fu teatro di sommosse contro il regno borbonico e luogo di fondamentale rilevanza storica all’interno dei moti risorgimentali italiani.
Quale tipo di ricerca seguirà lo spazio? Quali saranno i progetti che realizzerai al suo interno e chi coinvolgerai di volta in volta?
Spazio Rivoluzione è uno spazio indipendente e seguirà una ricerca fortemente legata alla nuova coscienza politica nell’arte di oggi. Nel nuovo millennio, infatti, la vita sociale è stata fortemente influenzata dalla politica e l’arte si è adoperata per documentare questo cambiamento. Artisti di tutto il mondo hanno alzato la voce contro tutto e tutti, restituendo porzioni di verità e raccogliendo preziose informazioni.
E voi?
In questo senso, Spazio Rivoluzione non è soltanto un contenitore atto ad accogliere illuminanti documentazioni, lavori che difficilmente approderebbero a Palermo, ma vuole essere anche un luogo di riferimento per future forme di dibattito politico e di riflessione sui processi decisionali legati alla cultura e al significato del fare cultura.
La mostra che inaugura il nuovo spazio si intitola Fango. Cosa racconta questo progetto?
Fango vol.1, che potrete visitare fino al 28 dicembre, è una mostra sincera come poche, una riflessione priva di ipocrisie, in cui tutti gli artisti coinvolti (Jota Castro, Mario Consiglio, Santiago Sierra, Franko B, Sandro Mele, Calixto Ramírez, Adalberto Abbate) mostrano il loro volto e le loro tensioni senza censure e inutili perbenismi. Adesso, guardando una società accecata da fama e denaro precipitare verso un’involuzione disastrosa e fintamente abbellita da un appannaggio di cultura, sono fermamente convinto che bisogna fare del fango la sola cronaca di distruzione.
In che modo l’esposizione “sintetizza” la linea curatoriale che seguirai a Spazio Rivoluzione?
Fango è stato un inizio perfetto. Grazie all’aiuto dell’artista messicano Calixto Ramírez, degli altri amici e artisti coinvolti e della collaborazione della storica dell’arte Maria Luisa Montaperto per i testi, sono riuscito ad organizzare e a far partire la prima tappa proprio qui da Palermo. Fondamentale è stato per Fango il sostegno di tutte le vene creative coinvolte. Artisti che, ciclicamente, ne diventeranno parte organizzativa e curatoriale, oltre che unico sostegno economico. Fango, infatti, si autofinanzia per rimanere integro e invulnerabile.
Come evolverà il progetto?
Il progetto continuerà ad evolversi di città in città, in Europa e nel mondo, e crescerà in numero, aggregando artisti di diversa provenienza culturale e di notevole varietà sia per tecniche sia per ricerca estetica. A loro è demandato il compito di descrivere e raccontare l’orrore/errore dei propri luoghi d’appartenenza, affondando le dita in quel fango contemporaneo che riguarda tutti noi.
– Desirée Maida
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