L’opera di Elisa Sighicelli per lo stand di Artribune ad Artissima. L’intervista all’artista

Elisa Sighicelli racconta il progetto che ha realizzato per lo stand di Artribune ad Artissima. Passate a trovarci per scoprirlo

Se siete ad Artissima a Torino non mancate di venirci a trovare: fino al 4 novembre 2018, infatti, l’artista Elisa Sighicelli presenta in fiera, in un progetto a cura di Arianna Rosica, un lavoro di grandi dimensioni pensato ad hoc per lo stand di Artribune (stand P- Area Editoria), ispirato a una caratteristica tipica del paesaggio urbano torinese. L’opera rappresenta due balconi illuminati coperti da una tenda di plastica, fotografati di notte. La tenda funge da schermo e nasconde la visione dell’interno della casa, ma la luce proveniente da dentro suggerisce una presenza. Gli oggetti stesi visti in controluce diventano dei segni. Un dettaglio di architettura spontanea che potrebbe facilmente passare inosservato è trasformato in una suggestione poetica. L’immagine è stampata su raso per esaltare la lucentezza della plastica e la fluidità della tenda. Sighicelli è interessata alla materialità della fotografia, alla corrispondenza tra il soggetto della foto e il supporto su cui è stampata. Volete saperne di più? Veniteci a trovare: in stand vi aspetta inoltre il nuovissimo Artribune Magazine #46, fresco di stampa e con grafica e palinsesto tutti nuovi. Oppure leggetevi l’intervista a Elisa Sighicelli, che ci racconta il suo lavoro così.

Elisa Sighicelli,Untitled (4943), 2018 fotografia stampata su raso 220 x 253 cm

Elisa Sighicelli,Untitled (4943), 2018 fotografia stampata su raso 220 x 253 cm

Per Artribune hai sviluppato un progetto speciale a partire da una immagine del paesaggio urbano torinese. Perché questa scelta? Che rapporto hai con la città di Torino?

Il mio progetto consiste in un’unica grande fotografia che rappresenta due balconi illuminati coperti da una tenda di plastica fotografati di notte.  La tenda fa da schermo e nasconde la visione dell’interno della casa ma la luce proveniente da dentro suggerisce una presenza. Gli oggetti stesi visti in controluce diventano dei segni. L’utilizzo di queste plastiche per chiudere i balconi è molto frequente a Torino e credo che sia una caratteristica peculiare di questa città. Io amo molto Torino. Sono torinese di nascita ma ho abitato lontano per una ventina d’anni. Ho un rapporto di familiarità ma anche di grande estraniazione.

Come supporto per la stampa di questa immagine hai impiegato la seta.  Quanto contano tecniche e materiali nei tuoi lavori? E perché questo materiale specifico? Che relazione viene a crearsi tra immagine e supporto?

Ho fatto stampare l’immagine su raso per esaltare la lucentezza della plastica rappresentata nella foto. Grazie alla luminosità del raso, la foto sembra emanare luce. La modalità di presentazione del lavoro, con il raso appeso solo in alto e lasciato libero di muoversi leggermente, suggerisce la fluidità della tenda. Le tecniche e i materiali contano molto nel mio lavoro perché sono interessata a restituire materialità della fotografia. La corrispondenza tra il soggetto della foto e il supporto su cui è stampata è centrale nella mia pratica.

Elisa Sighicelli,Untitled (Polyptych), 2018 fotografia stampata su raso 125 x 685 cm

Elisa Sighicelli,Untitled (Polyptych), 2018 fotografia stampata su raso 125 x 685 cm

Cosa significa per te “rappresentare” l’architettura?

Mi piace creare dei lavori in relazione ai luoghi dove vengono esposti.  Ad esempio per lo stand di Artribune ad Artissima ho scelto un soggetto torinese. In questo caso “rappresentare” l’architettura significa utilizzarla per suggerire una presenza umana ma senza mostrare le persone. La facciata della casa corrisponde al piano pittorico dell’immagine, ma il vero soggetto della foto, che è la presenza umana, è nascosta al di là della plastica che copre la finestra e solo suggerita tramite la luce.

C’è una componente di teatralizzazione del quotidiano nel tuo lavoro o preferisci una stretta aderenza alla realtà nella rappresentazione?

Il punto di partenza è sempre un dettaglio molto reale, che grazie all’inquadratura e alla luce si trasforma in qualcosa di ambiguo e suggestivo.

Lavori con fotografia, video, installazione c’è un mezzo che prediligi?

Al momento mi piace lavorare con la fotografia ma in modo molto concreto attraverso i supporti di stampa utilizzati, quali il raso, il travertino, il cartongesso, a seconda del soggetto della foto. I miei lavori fotografici hanno spesso una qualità installativa, e sono sempre in rapporto molto stretto con lo spazio in cui li espongo.

Quanto conta la dimensione onirica nella creazione delle tue opere?

Conta molto. Un dettaglio di architettura spontanea che potrebbe facilmente passare inosservato è trasformato in una suggestione poetica.

– Arianna Rosica

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Arianna Rosica

Arianna Rosica

 Curatrice e critica d’arte. Attualmente insegna tecniche della comunicazione allo ISIA di Pescara. Ha fatto parte del team curatoriale del Madre – museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli. È stata responsabile dei progetti speciali di Artribune e co-direttore del MACTE…

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